«C’è un atteggiamento irresponsabile da parte di Almaviva che usa i lavoratori come scudi umani in un settore dove le gare al massimo ribasso sono diventate la norma e la modalità con la quale si scaricano sul lavoratore tutti i problemi». Lo ha detto ieri a Palermo la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso.

Per il 10 novembre i sindacati hanno proclamato uno sciopero contro la chiusura delle sedi e i licenziamenti e chiedono di ritirare la procedura di esubero a Roma e Napoli e quella del trasferimento dei lavoratori da Palermo a Rende.

Il ministero dello sviluppo economico convocherà un nuovo incontro entro i prossimi dieci giorni. Il mondo sindacale è in ebollizione su tutti i fronti. Ieri allo sciopero nel settore dell’energia e del petrolio proclamato da Filctem, Femca, Uiltec le adesioni sono state al 90% tra i 35 mila addetti. In questo caso si è protestato per il rinnovo del contratto nazionale del settore che interessa i lavoratori di aziende come Eni, Saipem, Snam, Exxon, Mobil, Total, Erg, Saras o Shell.

La rottura delle trattative è avvenuta a seguito della proposta della controparte di un aumento di 65 euro per il triennio 2016-2018, la metà dei 134 euro richiesti dai sindacati. Nel settore del legno e dell’arredo un altro sciopero ha avuto quasi il 100% delle adesioni. Il tavolo per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da 7 mesi, è saltato. “Se l’intento di Federlegno era quello di metterci alla prova, ieri si sarà ricreduta – hanno detto i segretari di Feneal, Filca e Fillea – ci hanno chiesto il massimo della flessibilità obbligatoria e aumenti salariali pari a zero, noi abbiamo un’idea più moderna del lavoro e delle relazioni sindacali».