Per Susanna Camusso è il momento dell’orgoglio, e risponde agli attacchi ricevuti dall’esterno (vedi Renzi) e dall’interno (leggi alla voce Fiom). “State tutti sereni – dice dal palco di Cervia, al congresso Flai – Noi non pietiamo un incontro, un’udienza, un formale riconoscimento. La Sala verde di Palazzo Chigi può anche essere chiusa, non ne avremo nessuna nostalgia. Ma siamo quelli che vanno ascoltati, non perché chiediamo qualcosa, ma perché siamo tra i pochi soggetti in Italia che non si sono rassegnati all’idea che non si possa cambiare la condizione concreta delle persone”.

Il messaggio è chiaro: in primo luogo è indirizzato al governo, ed è come dire ‘anche se tu non ci vuoi ascoltare, noi ci siamo’. Ma ce n’è anche per Maurizio Landini, il segretario della Fiom, che tra l’altro proprio dalle colonne del manifesto, la settimana scorsa ha accusato la Cgil di essere troppo attenta a ritagliarsi un posto al tavolo della concertazione invece di contrapporsi in piena autonomia alle sue controparti, siano il governo o le imprese. Quanto al congresso, il monito di Camusso è netto: “Non c’è un problema di regole democratiche, c’è piuttosto un gruppo dirigente che parla troppo di sé e non fa partecipare le persone dal basso”.

Comunque, tornando al rapporto con il governo, Camusso ha ribadito che “anche senza la Sala verde (quella della concertazione, ndr), il sindacato sa come farsi sentire, e pur se viene negato, l’ascolto c’è: lo sconto Irpef sulle buste paga è una nostra rivendicazione da tempo, come il fatto che si pensi anche agli incapienti. Noi aggiungiamo che si deve guardare anche al disagio dei pensionati”.

E se queste sono le mosse positive del premier Renzi, la Cgil ribadisce anche quello su cui è contraria: “Il decreto sui contratti a termine non creerà nuova occupazione, ma rischia di precarizzare; e lo stesso avverrà generalizzando i voucher”. “Mentre la nostra preoccupazione, adesso, deve essere il lavoro, e non mi pare che gli ultimi dati usciti ne prevedano una ripresa: perché se non diamo risposte ai disoccupati e ai giovani, la spinta propulsiva dei 1000 euro in più in busta paga rischia di esaurirsi”.

Le critiche al Jobs Act renziano sono state ribadite con nettezza anche dalla segretaria generale della Flai, Stefania Crogi: “Le scelte su contratto a termine e apprendistato spostano più lontano l’orizzonte di certezza e stabilità che i giovani, e non solo loro, hanno diritto di avere. Le tutele crescenti, l’allungamento del periodo di prova, intrinsecamente vogliono dire più possibilità di licenziare, sommano precarietà a precarietà. Ma la vera novità è il ritorno dei voucher”.

Stefania Crogi critica anche il tentativo del premier di mettere all’angolo i sindacati: “La volontà politica di superare i corpi intermedi si è già affermata con Blair e Schroeder: è una tendenza populista, con cui si vorrebbe far coincidere l’opinione di parte del popolo con la volontà dello Stato. Non consentiremo né al nostro presidente del consiglio né a qualsiasi forza politica di rottamarci”.

Ma su un altro punto, sia Camusso che Crogi pongono la loro attenzione: le pensioni. La segretaria Cgil annuncia un’iniziativa a breve con Cisl e Uil, mentre la leader Flai spiega: “Va ripristinata una flessibilità in uscita senza penalizzazioni, così da tutelare chi ha maturato i requisiti e consentire di creare nuovi posti di lavoro”.

L’ultima battuta, Crogi la dedica al congresso: “Il Testo Unico rappresenta un cambiamento vero, nella giusta direzione. Al congresso Cgil noi contrapporremo la confederalità alla autoreferenzialità: sapendo che le regole valgono per tutti e che c’è un unico segretario generale”.