L’agricoltura d’oggi non può prescindere dall’uso dei trattori: macchine sempre più confortevoli che si possono collegare, tramite particolari software, anche al satellite per ottimizzare alcune operazioni.
Eppure ci sono contadini che ritengono che lavorare i campi con l’aiuto del cavallo sia una necessità, specie quelli di collina e montagna, ma anche una scelta di vita.

Uno di questi è Albano Moscardo, 61 anni, che conduce da trent’anni un’azienda agricola biologica di nove ettari al Lazzaretto, periferia di Verona, a circa 15 minuti d’auto dall’Arena, cuore della città scaligera.
Di professione disegnatore tecnico, nel 1988, dopo la morte del padre, decide di prendersi cura dell’azienda di famiglia. Da subito la trasforma da convenzionale a biodinamica, mantenendola tale per una quindicina d’anni, e poi, non riuscendo a seguire in maniera rigorosa sia i dettami della filosofia steineriana che l’impiego della trazione animale, passa al biologico. Coltiva cereali, foraggi, piante da frutto e, in piccola misura, anche alcine varietà di ortaggi.

«Il desiderio di impiegare il cavallo in alcuni lavori agricoli», ci racconta Moscardo, «nasce da subito parlando con degli amici che la pensavano come me, ma anche stimolato da un anziano contadino. I principi che ci guidavano erano: rispetto del terreno e condivisione del lavoro con il contributo di un essere vivente. Acquistai un cavallo che era destinato al macello e, impiegando delle vecchie attrezzature di famiglia, iniziai a fare i primi lavori nei campi».

Il trattore però non è mai uscito dalla fattoria e tuttora lo si vede operare in campo. «È impensabile fare tutto con il cavallo se non si fa parte di una comunità», ci tiene a precisare Moscardo, «solo gli Amish ci riescono. Quando devo fare delle grosse lavorazioni, come per esempio l’aratura, mi servo del trattore». L’animale è invece utilizzato per una piccola parte della fienagione, nella sarchiatura degli ortaggi e in qualche lavorazione superficiale del terreno. «Per me lavorare con il cavallo è una filosofia di vita», confessa Moscardo, «e una necessità. L’uomo quando ha un lavoro che lo impegna molto dal punto di vista fisico è giusto che si faccia aiutare. Io preferisco farmi aiutare da un essere vivente anziché da una macchina, quando è possibile. Il cavallo lo vedo come un compagno di lavoro con cui condividere anche lo sforzo. Non lo vedo come un essere da sfruttare. Cerco di avere il massimo rispetto per gli animali, di comprenderli ed è per questo che non li impiego in certe situazioni e lavori».

Fondamentale è impiegare attrezzature ideate appositamente per questo scopo. «Quando iniziai non vi erano in Italia costruttori di macchine specializzati nella trazione animale. Per ovviare a tutto ciò nel 1990», racconta l’agricoltore veronese, «insieme ad altri contadini di regioni del centro-nord Italia diedi vita al gruppo Noi e il cavallo che oltre ad approfondire il tema della trazione e del benessere animale cominciò a studiare e sviluppare attrezzature moderne al passo con i tempi»

Successivamente, con la collaborazione di Paul Schmit, ingegnere lussemburghese che si occupa di studi scientifici sugli sforzi di trazione legati alle varie attrezzature, Moscardo progetta e realizza diverse macchine per ridurre al minimo lo sforzo del cavallo che hanno trovato estimatori in molti paesi europei ricevendo anche premi per l’innovazione tecnica in manifestazioni francesi e tedesche. «In genere preferisco – spiega Moscardo – realizzare attrezzature in cui l’uomo segue a terra il lavoro del cavallo e non seduto sulla macchina perché così si ha una sensibilità completa dello sforzo dell’animale».

Non tutte le razze di cavalli sono adatte al lavoro nei campi. Moscardo possiede tre Caitpr (Cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido) e un Comtois, una razza francese. «È utile però sapere che per lavorare in piena sicurezza occorrono cavalli addestrati», ricorda Moscardo, «ma anche l’agricoltore deve seguire dei corsi per operare in sintonia con l’animale.

Cavalli già addestrati si possono acquistare in Francia, mentre l’agricoltore può partecipare, per esempio, a uno dei corsi tenuti dall’azienda vitivinicola Castello di Tassarolo in provincia di Alessandria. Anche giornate a tema sono utili per scambiare pareri e conoscenze: nelle news del sito www.noieilcavallo.org ci sono elencate la varie iniziative in giro per l’Italia».

E’ una scelta di vita che ha portato l’agricoltore veronese a girare l’Europa (Francia, Germania, Svizzera, Svezia) e gli Stati Uniti per visitare aziende agricole e fiere con il fine di apprendere le tecniche di addestramento e le lavorazioni possibili con questi animali.

«L’impiego del cavallo in agricoltura è molto sviluppato negli Stati Uniti, basti pensare che lì vi sono circa 200mila aziende censite con una superficie media che varia dai 30 ai 50 ettari. In Europa è diffuso in Francia, specie nella lavorazione dei vigneti, nella sola zona di Lione ci sono una trentina di contoterzisti che lavorano con i cavalli, ma anche in Germania e in Svezia. In quest’ultimo paese principalmente per il trasporto del legname fuori dai boschi: l’associazione Skogshästen ha quasi mille aderenti».

In Germania poi si svolge una delle più importante manifestazioni europee, a cadenza biennale, dedicata alla trazione animale: la «PferdeStarke» (www.pferdestark.net). Si tratta di una due giorni con prove pratiche di lavoro che vede la presenza di migliaia di persone e centinaia di cavalli da tiro provenienti da una quindicina di stati europei. La prossima edizione si terrà il 24 e 25 agosto 2019 a Wendlinghausen.
E in Italia esiste qualcosa di simile? «Non c’è un censimento di quanti utilizzino il cavallo nei campi», racconta Moscardo, «è quindi molto difficile quantificarne il numero. Tramite il sito internet mi arrivano tante richieste d’informazioni da giovani che hanno scelto l’agricoltura come lavoro e scelta di vita e da contadini del sud Italia».