Matteo Renzi in versione speaker radiofonico di quelli moderni, che vanno anche in video: ieri pomeriggio si è presentato in diretta streaming sui social per il format #MatteoRisponde. I commenti hanno iniziato subito a fioccare, il premier ne legge uno offensivo giusto per liquidare l’Italia che sa solo offendere quindi, da consumato conduttore, elenca gli ospiti in studio. Si parte con Riccardo Luna e la rivoluzione digitale, finale dedicato alla Campania con il governatore Vincenzo De Luca. L’ex sindaco di Salerno è abituato alle telecamere: da vent’anni si fa le domande e si dà le risposte sull’emittente locale Lira Tv. La raccomandazione del premier è: «Non farmi litigare».

Uno viene dal mondo cattolico, l’altro dal Pci, separati da generazioni di differenza, hanno lo stesso piglio da uomini soli al comando dei flussi di finanziamento. Si sono visti il 24 aprile nella prefettura di Napoli per firmare il patto per la Campania e poi al porto di Salerno per l’inaugurazione della stazione marittima firmata da Zaha Hadid. «A Firenze qualche architetto l’abbiamo avuto, ma tu a Salerno hai raccolto star internazionali. Anche se hai avuto dei problemi con il Crescent». E De Luca: «Brunelleschi non aveva le associazioni ambientaliste con cui combatto io, altrimenti la cupola del Duomo di Firenze non sarebbe riuscito a farla». E giù risate.

Baby gang, caso risolto: «Bisogna creare condizioni di crescita e di lavoro, ma servono telecamere come piovesse, illuminazione e sostegno alle parrocchie in prima linea. La ministra Giannini ha firmato il Dl per dare 10milioni: terremo le scuole aperte». I fondi, distribuiti nelle varie regioni, a Napoli dovrebbero arrivare nei quartieri Sanità e Forcella. E ancora: «A maggio via le prime ecoballe» e De Luca sviluppa lo spunto: «Il governo ha sbloccato 70milioni, possiamo procedere con le gare».

A turbare, per breve tempo, il sodalizio era stata la legge Severino: Renzi firmò il decreto di sospensione di De Luca, imputato nel processo per il termovalorizzatore di Salerno. I ricorsi hanno permesso all’allora neo governatore di prendere tempo, poi è arrivata l’assoluzione. «Abbiamo rispettato la legge anche nelle parti che non erano condivise» sottolinea il premier. «Nei miei confronti il presidente del Consiglio è stato molto duro» spiega De Luca ma è tutto superato, c’è il patto per la Campania e c’è Bagnoli. «Sono stati buttati 300milioni di soldi degli italiani. Una cosa che fa arrabbiare anche gli angioletti» sbotta Renzi ma non dice che i fondi per Bagnoli li ha buttati via il Pd, che governava in regione e comune. «Dopo 20 anni, un governo ha il dovere di intervenire» sottolinea De Luca.

Il colpo di genio arriva nel finale. Renzi da martedì non commenta l’indagine sul presidente (autosospeso) del Pd campano, Stefano Graziano, e i clan casertani. De Luca non si trattiene: «Siamo punto di riferimento nelle battaglie per la trasparenza e contro la camorra». Punto di riferimento forse è un po’ troppo. A novembre si sospese da responsabile dell’organizzazione del Pd campano Nello Mastursi per l’inchiesta sulle pressioni per la nomina nella sanità del marito della giudice che si occupava della sospensione del governatore. Lo stesso Mastursi sospettato dalla procura di brogli durante le parlamentarie del 2012 per far vincere Fulvio Bonavitacola, vice di De Luca. Primarie annullate a Napoli nel 2011 e finite in polemica lo scorso marzo. A gennaio l’eurodeputato dem Nicola Caputo è stato indagato per voto di scambio collegato ai clan, a marzo è scoppiato il caso Pd e camorra a Casavatore. Il 5 maggio si riunirà a Napoli l’assemblea regionale dem con il vicesegretario nazionale Guerini: si discuterà di Graziano e delle liste per le comunali. Si vota a Napoli e a Caserta, dove il partito è commissariato da febbraio.