Le polemiche per le primarie in Liguria alimentano gli scontri in casa del Pd campano. Da mesi il partito si dilania: in campo per le regionali di primavera, oltre all’outsider Angelica Saggese, ci sono il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca e l’eurodeputato Andrea Cozzolino. I due fanno venire i brividi ai renziani della prima e della seconda ora, così una parte del Pd locale ha iniziato da mesi il pressing sui vertici nazionali per un intervento d’imperio che cancelli le consultazioni. Nel frattempo le primarie sono slittate due volte. Il 30 dicembre è arrivata l’ennesima «data definitiva», il primo febbraio, ma il 9 gennaio una riunione nella sede napoletana del Pd ha sancito la nascita dell’area di maggioranza (un’alleanza, impensabile a Roma, tra renziani e dalemiani di Area riformista) impegnata a raccogliere il 60% dei delegati (146 su 243) utili per annullare le primarie e presentare alle regionali un candidato unitario.
Il prescelto è Gennaro Migliore: ex quadro di Rifondazione, ex delfino di Nichi Vendola, approdato nel Pd, sponda Matteo Renzi. Non esattamente un colpo a sorpresa (se ne discute da settembre) né un volto nuovo ma comunque un quarantenne, renziano sì ma amico dei bassoliniani. Se anche non si raggiungesse il 60% di delegati, ragionano i suoi sostenitori, il partito romano non potrebbe non tener conto di una maggioranza comunque al di sopra del 50%. Numeri che, se da statuto non cancellano le primarie, sono però sufficienti a sfiduciare la segreteria regionale.

L’Area riformista (il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro, Guglielmo Epifani e Massimo Paolucci) ieri ha ufficializzato l’endorsement a Migliore: «Faremmo un grave torto alla ricchezza del Pd campano se le prossime primarie dovessero trasformarsi nel replay di un vecchio film sempre con gli stessi protagonisti. Senza innovazione politica e culturale, le primarie si trasformano in una inutile e dannosa rissa». Infine l’affondo: «Per difendere le primarie non va ripetuto il disastro di Napoli». Il richiamo è al 2011, con la vittoria di Cozzolino annullata per il sospetto di brogli. Ma non è andata meglio durante il congresso del Pd nel 2013, quando intervenne la Dda di Salerno per verificare la correttezza del tesseramento (nel feudo di De Luca i voti pro Renzi in città raggiunsero la cifra bulgara del 93%, 71 in provincia). E il voto in Liguria di domenica non rassicura.

Nessun passo indietro da Cozzolino, che ha convocato i suoi sostenitori venerdì al Palapartenope di Napoli per il #lasciatecivotare day: «Se ci sono personalità che considerano il loro contributo decisivo si candidino pure alle primarie. Se Migliore intende dare un contributo le porte sono aperte». E poi la stoccata: «Un gruppo di dirigenti del mio partito si è riunito, senza invitarmi, per promuovere un nome che superasse le attuali candidature. In Campania non c’è una maggioranza politica renziana, mista o trasversale in grado di promuovere un’iniziativa tale per cui le primarie non si facciano. Se dovessi perdere anche per un voto non farò appello».

L’appuntamento con il sindaco di Salerno è per la settimana successiva al cinema Filangieri di Napoli, anche i grandi elettori di De Luca non hanno abbandonato la nave, nonostante il fortissimo pressing sul potente consigliere regionale Mario Casillo. E Sel? «Non stiamo assistendo a una discussione per superare le primarie in nome di una coalizione di centrosinistra – commenta il segretario regionale, Salvatore Vozza – ma a uno scontro tra aree e correnti del Pd che aumenta solo la confusione. Potremmo correre da soli». E non si sa neppure la data delle regionali: «Vorrei sapere – domanda Cozzolino – se saranno mantenute a marzo o spostate, come prevede la legge di Stabilità, alla seconda metà di maggio». Nel pomeriggio arriva la replica del governatore: «Le regioni sono vincolate all’election day che deve essere indicato dal governo. Se non so quand’è non posso fissare una data».