A Napoli ieri si è riunito il secondo forum dei sottoscrittori della lettera a Enrico Letta sul «caso De Luca». L’iniziativa è partita dal gruppo Deep – Democrazia e partecipazione ma le firme hanno varcato i confini regionali e da Roma è arrivato il messaggio: «Il segretario dem si occuperà delle questioni sollevate». Nella missiva al Nazareno il presidente della regione Campania viene definito «un odiatore seriale. Sotto De Luca il partito è a pezzi, parvenze di segretari dirigono le segreterie locali».

Tra i segretari Pd di stretta osservanza deluchiana andava inserito anche quello regionale, Leo Annunziata, che lunedì ha dato le dimissioni «per motivi strettamente personali». In tre anni ha convocato il partito una sola volta per eleggere l’assemblea e l’assemblea una sola volta per ratificare la candidatura di De Luca al secondo mandato in regione.

Le dimissioni sono state spinte dalla tattica: di fronte alla minaccia del nazionale di commissariare il partito, mettendo un’opa sulla composizione delle liste per le politiche, la contromossa doveva essere convocare l’assemblea per domani e votare il sostituto, già individuato in Stefano Graziano. Un lettiano ripescato da De Luca che l’ha nominato «esperto del Presidente in materia di Analisi e programmazione delle Reti». Un compromesso che avrebbe lasciato il pallino in mano a De Luca.

A Roma Orlando, Provenzano e Franceschini si sono messi di traverso accanto a una pattuglia di parlamentari (a cominciare da Del Basso De Caro). Anche a Napoli è arrivata la levata di scudi di un pezzo del partito. Niente blitz e decisione rimandata. O Letta benedice Graziano, a costo di rompere con esponenti dem, oppure ci si avvia verso il commissario.

Anche di questo si è discusso al forum, cominciato con l’ennesima denuncia: domani a Salerno era in programma al Convitto nazionale Tasso la presentazione del libro Una profezia per l’Italia di Ernesto Galli della Loggia e Aldo Schiavone, testo citato nella lettera a Letta. «Nel cda nel Convitto ci sono comune e provincia, hanno cancellato l’iniziativa».

Isaia Sales, tra i firmatari dell’appello: «De Luca vuole modificare la legge regionale per fare un terzo mandato, noi abbiamo chiesto la consulenza di Massimo Villone per presentare una proposta che sottoporremo a tutti i partiti per rendere esplicito che non è possibile». Su Graziano: «Scegliere alla guida di un partito persone che sono pagate dall’ente regionale significa rompere qualsiasi rapporto di autonomia rispetto alle istituzioni. Anche per questo non può passare il principio del terzo mandato. La democrazia è fatta di contrappesi. Identificare la politica con gli eletti è una degenerazione. Quando comandavano le famiglie la politica era fatta di interessi, stiamo tornano a quel modello».

A Letta pongono una domanda: qual è lo stato della democrazia nel partito democratico? una struttura che favorisce le carriere dei familiari di chi lo guida (con Piero De Luca vice capogruppo alla Camera). Sales: «Ci sono assonanze tra i clan malavitosi e quelli politici: legame di sangue e di territorio, impunità per chi è nel tuo schieramento».

Cosa significa «sistema Salerno» lo raccontano Luciana Libero, Massimiliano Amato e Aurelio Musi: «Controllo ferreo sulle nomine, commistione con il ceto delle professioni. La città ha perso 10mila residenti in 20 anni ma è primatista per consumo di suolo, 30mila i vani sfitti. Un esempio è il Crescent: è stata demanializzata un’area pubblica sulla costa per costruire un edificio privato con al centro una piazza vuota dove, alla vigilia delle regionali, il segretario di stato vaticano ha detto messa con De Luca accanto».

Conclusioni affidate a Villone. Sul terzo mandato: «La legge 165 del 2004 prevede la non rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo “sulla base della normativa regionale in materia”. Se De Luca domani si fa approvare una nuova legge regionale può cominciare da capo. Ma il governo potrebbe impugnarla. Il Pd come si comporterebbe? Oppure si può fare una leggina statale che tolga l’ambiguità». Villone, con altri costituzionalisti, sta lavorando a una legge di iniziativa popolare per la riforma mirata del titolo V: «Necessaria una messa in equilibrio anche in vista delle spinte verso l’autonomia differenziata, che potrebbe moltiplicare per 100 il caso De Luca».