Il Comitato del No in Italia si era preso un impegno: arrivare ai cittadini turchi nel nostro paese per discutere con loro le ragioni del no e gli effetti che la riforma costituzionale di Erdogan avrebbe provocato. E ci sono riusciti: su 5.627 votanti (su un totale di circa 14mila turchi) 3.495 hanno barrato la casella del no, il 62%.

«La ragione della vittoria del no in Italia è rintracciabile in diversi fattori – spiegano al manifesto i membri del Comitato – Un consistente radicamento dell’Hdp; la presenza di molti kurdi cittadini turchi, 6-7mila residenti in Italia; il minore impatto delle comunità religiose e delle reti nazionaliste, come avviene in Germania; e infine la dimensione della comunità turca. A differenza del nord Europa in Italia vivono 14mila turchi e noi abbiamo cercato di raggiungerne la gran parte».

Tanti i kurdi cittadini turchi che non hanno potuto votare perché richiedenti asilo. Ma la radicata presenza kurda, figlia del flusso enorme di rifugiati politici degli anni Novanta ha permesso ai valori politici dell’Hdp di trovare terreno fertile.

«Nei tre giorni del voto all’estero, abbiamo lavorato sia a Roma che a Milano per un totale di 15 seggi. Ma il nostro comitato ha iniziato a muoversi due mesi fa con una campagna elettorale porta a porta: abbiamo incontrato famiglie, singoli, associazioni con i quali abbiamo discusso le ragioni del no».

«In Germania, rispetto all’Italia, ci sono più di 3 milioni di cittadini turchi, tanti arrivati dopo il 1955, la maggior parte dei quali legati a comunità religiose islamiche o a reti nazionaliste. Questo spiega la prevalenza del sì. Il divieto dei comizi nei paesi nord-europei ha poi finito per aiutarli».

Il Comitato del No ha fatto anche un passo in più: nel timore di brogli anche all’estero, ha chiesto agli elettori contrari alla riforma di comunicare via sms il proprio voto, così da poter monitorare per quanto possibile i numeri effettivi.

«Abbiamo chiesto a chi ha votato no di notificarcelo così da poter monitorare il numero di voti contrari e confrontarlo poi con i dati ufficiali – continuano – La decisione è nata dopo il cambiamento delle procedure del voto all’estero decise dal governo turco: nelle precedenti elezioni i turchi residenti fuori potevano votare solo nello Stato di residenza. Questa volta invece è stato permesso di votare in qualsiasi consolato turco in Europa. Il problema è che non esistono meccanismi di registrazione dell’elettore: chiunque potrebbe votare più di una volta in Stati diversi, senza che venga inserito in un sistema telematico».

I timori sono sorti, ci dicono, guardando ai dati del Lussemburgo: nonostante il numero di aventi diritto al voto sia pari a 571, hanno votato ben 9.729 persone. Alla fine ha prevalso il no con quasi il 63% delle preferenze: secondo le autorità di Ankara, molti turchi di Francia e Germania hanno preferito votare in Lussemburgo, per comodità. In Italia il Comitato del No ha optato per la «prevenzione»: contare i voti così da evitare sorprese.