Napoli era la protagonista anche del precedente documentario di Francesco Patierno – Naples ’44 – una storia in soggettiva (era tratto dalle memorie dell’ufficiale inglese Norman Lewis) dello sbarco delle forze alleate nel capoluogo partenopeo. Ma cosa è successo poi? Dopo la fine della guerra, le elezioni, il piano Marshall, la vita che riprendeva il suo corso sulle macerie del conflitto?

Camorra, il documentario che Patierno presenta nella sezione Sconfini della Mostra, ritrova Napoli negli anni Sessanta: si apre sulle immagini d’archivio di un servizio del telegiornale che racconta l’avventuroso arresto, nel golfo della città, di un gruppo di contrabbandieri di sigarette – la merce più venduta sul mercato illegale. I gruppi criminali del napoletano non sono quelli che conosciamo oggi e che il nostro cinema (e tv) racconta spesso e volentieri – sono gruppuscoli appunto, disorganizzati, i bambini vendono le sigarette o derubano la gente per strada. Ma l’infrastruttura sociale è già «pronta» per accogliere quello che verrà dopo: i quartieri poveri sono abbandonati a se stessi, i potentati cittadini in combutta con la criminalità, lo Stato consente l’esistenza di queste strutture di potere alternative – di cui presto assume il controllo la Mafia siciliana – che impediscono il manifestarsi della lotta di classe: la rivendicazione di diritti troppo a lungo negati.

Interamente costruito sul materiale d’archivio messo a disposizione da Rai Teche e sulle fotografie dell’Archivio Riccardo Carbone, Camorra ripercorre quegli anni nel tentativo di decifrare la genesi delle strutture di potere camorristiche, seguendo un testo scritto per il film – insieme allo stesso Patierno – da Isaia Sales, e affidato alla voce narrante della musicista Meg.

L’ascesa al potere di Raffaele Cutolo, la nascita della nuova camorra organizzata che compatta la criminalità locale con un sogno di potere e ricchezza, appare allora come la logica conseguenza di quei fatti, anche se ancora oggi (o forse oggi ancor di più per come risuonano nel presente) impressionano le vette raggiunte dalla sua popolarità, tutta giocata sulla rivendicazione dei diritti dei dimenticati. Una popolarità destinata anch’essa a declinare con la feroce lotta per il potere dei clan camorristi che ancora oggi si spartiscono il potere a Napoli.

Materiale di una storia sanguinaria con radici antiche e che continua senza tregua nel presente.