Chi ha fatto molto bene i conti con quella che potremmo chiamare la terza dimensione, il regno che ondeggia tra veglia e sonno e – più nel dettaglio – tra realtà è sogno, è stato il poeta Mark Strand. In un libro di piccole prose Quasi Invisibile (Mondadori, 2014) si accendevano – in giornate pressoché ordinarie – rivelazioni possibili soltanto nel sogno, epifanie, lettere che arrivavano da tempi lontani, cuori che si svuotavano.

La via  che a quella dimensione conduce la si può incontrare leggendo Cos’hai nel sangue (Nottetempo, pp. 262, euro 15), il romanzo di esordio di Gaia Giovagnoli, un libro pieno di cura, inventiva, mistero. Caratteristiche queste che poggiano su una base molto solida, scientifica.

LA PROTAGONISTA si chiama Caterina e scopre, durante la visita di un antropologo di nome Spina, venuto a intervistare sua madre, un passato lontano, taciuto. Le origini della sua famiglia sono da ricondurre a un piccolo borgo isolato – Coragrotta – posto di cui Caterina non ha mai saputo nulla, come poco conosce del resto della sua famiglia, ammesso che ve ne sia mai stata una vera.

Dalle prime incerte risposte che sua madre dà a Spina, Caterina sente il bisogno di scoprire quella storia, trovare una sorta di verità, di risalire la corrente.

LA SCRITTRICE SNODA la ricerca del suo personaggio lungo tre variabili. La fa passare attraverso l’investigazione degli scritti e dei nastri di Spina, la muove fino a Coragrotta, dove in qualche maniera diventerà intervistatrice lei stessa, ma, soprattutto, la porta nel mondo onirico, nel tempo disegnato dal poeta Strand. Caterina si avvicina al tessuto antropologico della sua terra, dei suoi avi, procedendo per strappi, visioni, sogni. Là, nella terza dimensione, vede, capisce, costruisce memorie. Intercetta le tradizioni e le maledizioni, le sorti di un paese che pare senza speranza, in cui l’unico futuro possibile deve passare attraverso il rituale, il sangue.

IN QUESTO viaggio a ritroso, lungo un confine scosceso, modulabile all’infinito, Caterina ricuce anche lo strappo doloroso tra lei e la madre, una ferita antica e profonda. Cos’hai nel sangue è un libro d’amore e di scoperta, un racconto delle difficoltà dei rapporti tra madre e figlia, una favola dark abitata da spiriti notturni, donne senza capelli, uomini strani, boschi, leggende che sembrano arrivare da secoli lontani, da una ragazzina che tenta un salto liberatorio verso il domani suo e di un’intera comunità.

Gaia Giovagnoli ha un buon controllo della scrittura, soprattutto dei tempi, così che l’intreccio – tra l’ascolto di un nastro registrato da Spina, una visione notturna, un sogno vissuto di giorno – risulta particolarmente riuscito. «Mi sento già scritta – non so come o da chi», afferma Caterina mentre i nodi si sciolgono e le vite di Coragrotta si rivelano. Un libro che deve qualcosa a De Martino, a Stephen King. A un sottofondo musicato dai Cure.

L’autrice presenterà il suo romanzo oggi presso la libreria Trebisonda di Torino (ore 21).