Il primo problema che ha un critico nell’avvicinarsi alla produzione di Bendo è la sconfinata produzione dei due registi milanesi, parliamo di circa 150 music video girati in cinque anni, cioè trenta all’anno. Come fare a vederli tutti? Impossibile. Ci pensano direttamente loro, Lorenzo Silvestri e Andrea Santaterra, a selezionarne un sesto, ovvero i 25 che ritengono i più significativi. In realtà ne restano fuori molti altri da questa playlist, ma per avvicinarsi alla loro estetica questi sono i titoli imprescindibili. Intanto quelli diretti per Gazzelle, a cominciare da Belva, dove si divertono sadicamente a trasformare l’attore Rocco Fasano in un lupo mannaro italiano a Roma. Attenzione non è solo merito del make-up se il video è memorabile, ma dell’architettura visiva complessiva, ricca di suggestioni narrative, come del resto un altro clip girato per il cantautore romano: Polynesia, sospeso tra presente e futuro. Ma Bendo vuol dire anche versatilità nello stile, in grado di passare dalla sontuosità di Scusa (Mara Sattei) all’immediatezza da filmato amatoriale ricco di ritmo e di stacchi di Latina (Emma), dal bianco e nero basato su tagli di luce e ombre in formato 1:33 da cinema classico di Pezzo di cuore (Emma e Alessandra Amoroso) all’esplosione cromatico-scenografica di Destri (Gazzelle) dove il surreale set la fa da padrona. E se la trap multietnica di Defuera (DRD ft Ghali, Madame e Marracash) richiede una messa in scena rituale adatta al genere, Bendo sorprende con guizzi sperimentali (Carrillon di Nahaze ft Achille Lauro) e derive underground (Goodbye Goodbye di Canova), per non parlare delle escursioni verso la danza (Per te di Canova o Sopra di Gazzelle). La loro estetica resta comunque all’insegna di un equilibrio e di una eleganza formale fondata su una fotografia molto raffinata, nonostante cambino gli operatori da un video all’altro.

Iniziamo da una domanda classica: come si lavora in due? Vi dividete i compiti?

Andrea: In due si lavora al doppio della velocità, non solo in termini operativi, ma di visione. Siamo due teste ben distinte, estremamente differenti ma al contempo legate da un gusto ed un’armonia che rende la diversità un «plus» e mai un ostacolo. Io mi occupo principalmente della scrittura e di tutta la fase creativa. Dal foglio bianco (la canzone) all’essenza del video fino alla definizione dei dettagli. Lorenzo invece si occupa più di tutto ciò che comprende l’aspetto «registico» del progetto, che va dalla definizione dei piani inquadrature passando per la comunicazione con i reparti ed infine confrontandosi con l’aspetto logistico/organizzativo con la casa di produzione.

Come vi siete conosciuti e come è nata l’idea di lavorare insieme?

Lorenzo: Siamo amici d’infanzia. Veniamo dalla stessa città, abbiamo frequentato le stesse scuole e gran parte degli stessi amici, fino alla fine del liceo. Da lì in poi ci siamo persi di vista e nel 2016, entrambi grafici e art director all’interno di due diverse aziende, ci siamo ritrovati, e per un caso fortuito abbiamo deciso di realizzare un documentario per la personale di un nostro caro amico pittore.
Andrea: Nello stesso anno, grazie all’amicizia altrettanto storica che lo legava a Lorenzo, iniziamo a collaborare con Antonio Sarubbi e la sua giovane e florida Maciste Dischi, con la quale abbiamo effettivamente iniziato e mai smesso di girare videoclip. Le prime due esperienze (con Canova e Gazzelle) ci hanno letteralmente aperto gli occhi e dato il coraggio, ai tempi, di licenziarci dai rispettivi posti di lavoro e fare un vero e proprio salto nel buio.

Video anche complessi come uno dei più recenti, «Tattica» per Fulminacci, lo avete girato in un solo giorno. Come pianificate il vostro lavoro?

Il grosso del lavoro è nella fase di scrittura. Riponiamo un’attenzione ossessiva al dettaglio che ci porta, però, ad avere estremamente chiaro e sotto controllo ogni aspetto del lavoro. Partiamo dall’ascolto del brano in un loop senza sosta che ci proietta più o meno direttamente in uno o più mondi che cerchiamo poi di decifrare identificandone i punti di forza. Ne creiamo così una sintesi. Da quella costruiamo e ramifichiamo la struttura del video fino all’aspetto più invisibile. Produciamo documenti creativi che spaziano da una «romantica» descrizione del video a modelli animati in 3D, diagrammi, schemi, disegni scenografici, ecc. Il nostro è un approccio progettuale che ritrova riscontro in casa di produzione, la Maestro, dove persone estremamente valide ed appassionate sposano la tua stessa causa e ti permettono di realizzare la tua visione.

Per Gazzelle avete realizzato diversi lavori, in che modo avete approcciato il suo immaginario musicale?

Con Gazzelle abbiamo letteralmente iniziato. È stato ed è tuttora un percorso che procede in parallelo, siamo nati e cresciuti professionalmente insieme, e il rapporto umano che si è instaurato tra noi nel tempo è diventato solida amicizia. Questo permette chiaramente di conoscere le sfumature più lievi dell’altro, ma soprattutto di capirsi al volo. La musica di Flavio è fortemente evocativa, lavora molto per immagini e per noi questo è estremamente prezioso, perché ci consente di svincolarci da immaginari preconfezionati, e ci lascia la libertà di interpretare ed inventare qualcosa di diverso ogni volta.

Alcuni vostri lavori sono piuttosto estetizzanti ma denotano una incredibile padronanza della materia. Echi di LaChapelle, ad esempio, si avvertono in «Destri» o «Me ne frego» per Achille Lauro, ma forse i vostri modelli internazionali sono anche altri.

Abbiamo la tendenza a guardare principalmente oltre i nostri confini. Non è una fuga da ciò che ci circonda, bensì un’estrema curiosità verso linguaggi e prospettive differenti. Adoriamo Tarantino, Scorsese, Noé, Gondry, Jonze, Glazer, Nolan e Cunningham per citarne alcuni. Siamo attenti all’estetica, sì, ma mai fine a se stessa. Ci piace molto di più stupire con un effetto sorpresa, un senso nascosto che viene svelato soltanto alla fine, che porta l’attenzione a mantenersi sempre alta, giustificando così la maggior parte delle scelte registico/narrative che scegliamo di intraprendere.

Che rapporto avete con la narrazione in generale?

Quando ci si approccia ad un video narrativo, la durata della canzone è ciò che più obbliga a dover condensare la storia per non perderne la comprensibilità. Ci piace però indagare i personaggi che decidiamo di creare o inserire all’interno della nostra storia. Ci immaginiamo il loro vissuto, l’estrazione sociale e scriviamo un vero e proprio profilo psicologico che il 90% delle volte non viene colto in maniera esplicita, ma esiste. Questo giustifica tutto ciò che scegliamo di far fare e/o dire al nostro personaggio. Spesso capita che si senta il bisogno di raccontare qualcosa in più, ma inesorabile sopraggiunge la fine della canzone. È ciò che è accaduto su Belva, nel quale ci sarebbe piaciuto poter raccontare di più, dando voce al protagonista, passando più tempo insieme a lui. Magari lo svilupperemo in un corto.

Il vostro sogno nel cassetto?

Il cinema. Ci piacerebbe avere l’opportunità di portare la nostra firma su una storia che ci rappresenti, dove si possa indagare in profondità ogni minimo aspetto e dettaglio, stupendo con più di un effetto sorpresa, facendo accadere l’inimmaginabile con una storia che possa commuovere ed ispirare. Stiamo lavorando con un occhio sempre puntato lì, ci stiamo impegnando molto perché questo accada.

Le puntate precedenti di Video(clip)maker su Alias : Zavvo Nicolosi di Grounds Oranges (5 giugno), Silvia Clo Di Gregorio (11 Giugno), Danilo Bubani (23 luglio)