Il governo si è fatto bocciare alla Camera gli emendamenti sui rider al «decretone» «reddito-quota 100» perché «inammissibili per materia» ha spiegato la relatrice Elena Murelli (Lega). Finisce così la scombinata avventura di un provvedimento lacunoso, promesso sin dal 2 luglio scorso quando Di Maio organizzò un primo tavolo con rider, aziende e sindacati, poi fallito. Il primo atto di Di Maio da ministro è stato quello di incontrare una rappresentanza dei riders bolognesi, testimoni del «precariato» della sua generazione. Al momento, non risultano in arrivo altre proposte da parte del governo e maggioranza.

«Dopo aver aperto tavoli, fatto promesso di ogni genere, annunciato per due volte imminenti interventi legislativi, Di Maio tradisce ancora una volta le speranze dei riders», attacca Deborah Serracchiani che ha presentato una proposta di legge per il Pd. «Discutiamola – ha detto Tommaso Nannicini (Pd), sono solo due articoli , si può approvare velocemente». Dopo il Piemonte, nel frattempo è partito l’iter della legge regionale nel Lazio. A differenza della bozza dell’emendamento, poi ritirato, il testo si riferisce a tutti i lavoratori digitali che operano via app. Polemica la capogruppo 5Stelle Roberta Lombardi: «è una buona legge nel posto sbagliato. Se avessimo presentato una mozione per il parlamento avremmo reso un servizio a tutti». Anche al parlamento dove non si discuterà. I riders sono soli in Italia.