L’assistenza sanitaria dei deputati potrà essere estesa anche ai conviventi dello stesso sesso. Lo ha deciso ieri l’ufficio di presidenza della camera. La richiesta era stata inoltrata da Ivan Scalfarotto, deputato del Pd, che intendeva iscrivere il suo compagno alla cassa dei deputati. Quello che nella scorsa legislatura aveva tentato invano Paola Concia, Pd anche lei, sposata (in Germania) con una donna.
L’ex presidente della camera Fini e il suo ufficio di presidenza avevano evitato per cinque anni di dare una risposta alla domanda di Concia, ben sapendo che in caso di diniego avrebbero rischiato un ricorso. Solo sul finire della legislatura alla deputata Pd fu risposto di no. Scalfarotto grazie all’ufficio di presidenza guidato da Laura Boldrini è riuscito nell’intento. Ed è il classico sasso dal quale può formarsi una valanga. Un diritto riconosciuto ai parlamentari, infatti, andrà necessariamente esteso anche ai cittadini comuni. Anche se è bene ricordare che si sta parlando di assistenza sanitaria integrativa, cioè un servizio che gli iscritti devono pagare di tasca propria per se stessi e per i familiari.
In realtà, proprio per il suo evidente valore politico, la decisione di consentire ai deputati la possibilità di far entrare il convivente dello stesso sesso sotto il tetto della cassa assistenziale arriva buon ultima. Addirittura dopo che dal 2001 una opzione del genere è tranquillamente consentita al personale dipendente della camera.
È stata la cassa dei giornalisti (Casagit) la prima che nel 1997 ha consentito di estendere l’assistenza ai conviventi dello stesso sesso. Ma dietro formule generiche di convivenza, nella pratica sono anche altre le casse di assistenza che non pongono problemi alle coppie omosessuali, ad esempio la cassa dei dirigenti d’azienda e quella dei medici.
Il regolamento della cassa dei deputati già prevede che l’assistenza possa essere estesa alle «convivenze more uxorio», dopo la decisione dell’ufficio di presidenza non ci sarà nessun ostacolo per le coppie omosessuali. Una decisione che può avere una portata generale, anche se il deputato questore del Pdl, Gregorio Fontana, cerca di ridimensionare la novità. «Ci siamo mossi nella direzione di riconoscere un rapporto di tipo solidaristico e affettivo – dice Fontana, che fa parte dell’ufficio di presidenza – indipendentemente dal fatto che si tratti di persone dello stesso sesso o di sesso diverso». Nel caso di sesso diverso, però, il riconoscimento era pacifico anche prima di ieri. «La decisione non ha alcun valore normativo – aggiunge Fontana – né costituisce un precedente».
Al contrario secondo il deputato di Sel Alessandro Zan «si tratta di una decisione importante che sancisce un principio di uguaglianza che adesso va esteso a tutti, ragione per cui ci vogliono urgentemente leggi sulle coppie gay».
Un ragionamento politico che hanno dimostrato di non riuscire a cogliere i rappresentanti del Movimento 5 stelle. La capogruppo Roberta Lombardi si è astenuta in ufficio di presidenza, considerando la decisione di ieri nulla più che una mossa di vantaggio. «È sempre la casta che vuole per sé i privilegi», ha detto Lombardi, forse ignorando la realtà delle altre casse di assistenza. Come lei si sono astenuti i deputati di Scelta civica e Fratelli d’Italia, mentre la Lega ha votato contro. Favorevoli Pd, Pdl e Sel.