La Camera dei Rappresentanti ha in previsione di votare una risoluzione che condanni i tweet razzisti di Trump su quattro deputate democratiche di origine non caucasica. Non è ancora chiaro quando si terrà il voto ma già sta facendo discutere e non solo su Twitter, dove nel regno di Trump tutto accade.

Il tycoon continua a ripetere che le sue affermazioni non sono assolutamente razziste ma che vengono presentate come tali dai democratici, impegnati in una subdola manovra politica per metterlo in cattiva luce.

La presidentessa della Camera Nancy Pelosi continua a esortare i colleghi del Gop a unirsi ai democratici nel «condannare i tweet xenofobi del presidente», mentre Trump li esorta a non cedere.

Non è difficile immaginare l’epilogo: sono solo pochi e prevedibili i repubblicani che hanno espresso una condanna netta nei confronti del presidente, la maggior parte si è chiusa nei no comment, al limite ha definito «un errore» (John Cornyn, Texas) o «improduttivi» (Shelley Moore Capito, West Virginia) i commenti razzisti di Trump.

Alcuni repubblicani sono arrivati anche a sostenere The Donald, come il senatore Lindsey Graham, che ha definito le quattro deputate in questione, Alexandria Ocasio-Cortez, Ayanna Pressley, Ilhan Omar e Rashida Tlaib, «solo un gruppo di comunisti che odiano l’America e Israele».

Trump, forte dell’appoggio del partito e ormai scatenato nella discesa a destra, ha raddoppiato la retorica estremista, dicendo di non essere infastidito dalle dichiarazioni di sostegno arrivate dai gruppi di nazionalisti bianchi, che affermano di sentire una causa comune nelle parole del presidente.

Le quattro deputate incarnano tutto ciò che Trump e i suprematisti bianchi detestano e temono: non sono bianche, sono donne, volitive, di sinistra, Ilman Ohmar è addirittura una musulmana che indossa l’hijab ed è una rifugiata naturalizzata americana: c’è di che allarmarsi.

La risposta delle quattro parlamentari, conosciute con il nome di gruppo «The squad», la squadra, è stata di sfida: dopo due giorni passati a leggere i tweet in cui il presidente degli Stati uniti le invitava a lasciare il Paese, in una conferenza stampa a Capitol Hill hanno chiarito di essere qui per restare.

«Voglio dire ai bambini di tutto il Paese che non importa quello che dice il presidente, questo Paese appartiene a voi – ha dichiarato Alexandria Ocasio-Cortez – Le menti e i leader deboli esortano alla lealtà cieca verso il nostro Paese per evitare di parlare di politica».

Ocasio-Cortez e le colleghe hanno proseguito tornando a parlare delle condizioni delle strutture di detenzione dei migranti che fanno parte della crisi umanitaria al confine sud degli Stati uniti. Pressley ha esortato gli americani a concentrarsi su questo e a non perdere di vista le cose importanti, sommerse dai tweet di Trump: «Incoraggio gli americani e tutti noi in questa stanza e non solo, a non abboccare. Questa è solo una distrazione dai problemi di cura, preoccupazione e conseguenze per il popolo americano».

E sulle politiche anti-migranti di Trump è intervenuto l’Alto commissariato Onu per i rifugiati che si è detto «estremamente preoccupato dalle nuove regole che vietano l’asilo alla maggioranza delle persone che attraversano il confine sud». Il riferimento è all’annuncio di Trump di impedire la richiesta di asilo al migrante che è arrivato negli Usa da un paese terzo e non confinante. Ovvero, la stragrande maggioranza dei centroamericani.