Il politologo Carlo Galli, dell’area di Gianni Cuperlo «sinistra dem», è uno dei tre deputati Pd che ieri si sono astenuti. «Il mio dissenso è pesante, le mie critiche verso questa revisione costituzionale molto dure, ma ho scelto di astenermi e non votare contro perché riconosco il valore dell’appartenenza a un’organizzazione e perché il percorso della legge di riforma non è ancora giunto al termine. C’è la possibilità di modifiche nella direzione da noi indicata».
Eppure non sono tanti gli articoli del disegno di legge che possono ancora essere cambiati dal senato.
«Volendo si possono fare interventi nelle norme transitorie per provare a modificare la composizione del nuovo senato. Certo lo spostamento del baricentro del sistema politico verso l’esecutivo è ormai un dato di fatto, è avvenuto».
E allora si spera in modifiche alla legge elettorale?
Quella dell’Italicum è una partita tutta da giocare, il documento di «sinistra dem» è molto chiaro. La legge elettorale può essere criticata in modi diversi, e anche tra noi ci sono sensibilità diverse: c’è chi farebbe tutta la battaglia per aumentare il peso delle preferenze, prospettiva che mi lascia assai tiepido. Io insisto invece sull’abolizione del divieto di apparentamento tra il primo e il secondo turno.
È un passaggio decisivo?
Sì, il divieto di apparentamento è grave perché prefigura una politica giocata in chiave maggioritaria, uno spot senza mediazioni di chi sa che molte forze non oseranno presentarsi da sole al primo turno. È il trionfo dell’omologazione, la trasformazione della politica in un confronto a due o peggio nell’esaltazione solitaria dell’unico partito-nazione che ha alla sua sinistra e alla sua destra forze estreme alla Salvini e alla Grillo incapaci di governare.
E se si tornasse ad attribuire il premio alla coalizione invece che alla lista?
Farebbe poca differenza, anche con il premio alla lista ci sarà un effetto coalizione indotto, i «listoni». L’Italicum è funzionale a una semplificazione plebiscitaria e qualunquistica del quadro politico, per cui la sera delle elezioni si vuole sapere chi ha vinto e poi lasciarlo governare. Come dire che gli italiani si devono occupare di politica solo per un giorno.