I call center tornano in piazza, visto che il governo, dopo mesi di appelli inascoltati, ancora tace. Domani lo sciopero, insieme alla Notte bianca – la prima del genere per il settore – in Piazza del Popolo a Roma: con momenti di musica, cultura e dibattito, tanti personaggi che verranno a portare la loro solidarietà agli operatori in cuffietta. Nel mirino, soprattutto le delocalizzazioni (sempre più diffuse) e le normative sugli appalti.

Ieri Michele Azzola, segretario nazionale della Slc Cgil ha elencato alcune delle vertenze più calde, per sottoporle ancora una volta all’attenzione della politica (in particolare del governo) e del Paese: «Sono 262 i lavoratori che occupano la sede di Accenture a Palermo: il gruppo voleva procedere alla chiusura vista la disdetta dell’appalto formalizzata di British Telecom. A Cesano Boscone, il consiglio comunale si è riunito, in solidarietà con i lavoratori, nella sede del call center di E-Care che ha avviato la procedura per 489 addetti; Almaviva ha scritto alla Regione Sicilia dichiarando oltre 3000 esuberi; Gepin a Casavatore, Napoli, persa la commessa di Poste, licenzierà oltre 200 persone. Questi sono soltanto alcuni numeri della tragedia che stanno vivendo oggi gli operatori dei call center italiani».

«La crisi dei call center ha una peculiarità tutta specifica del nostro Paese – prosegue il sindacalista Cgil – Nel resto d’Europa non si riscontrano fenomeni analoghi, e la nostra particolarità è dovuta al fatto che non si è proceduto, come previsto da una direttiva europea, a normare il caso di successione/cambio di appalto con tutele occupazionali. Il ricorso continuo agli ammortizzatori determina anche una spesa sociale elevatissima, oltre 480 milioni nel triennio 2012- 2014, sottratti ai servizi e ai cittadini che li finanziano con le tasse: risorse che in realtà si tramutano in contributi a società committenti che fanno utili impressionanti».

Azzola rivolge un appello al presidente del consiglio Matteo Renzi, al governo e a tutti i partiti: «Date una risposta a questi lavoratori, non ammazzate per la seconda volta i loro sogni, non togliete loro l’unico posto che questo Paese ha offerto. Non rimettiamo in mano al nulla, o peggio alla criminalità, decine di migliaia di persone occupate nelle regioni del sud».

«Cambiare si può – conclude Azzola – Lo si può fare anche spendendo meglio le risorse pubbliche e garantendo lo sviluppo di un modello industriale basato su investimenti, ricerca e meritocrazia invece che sul mero contenimento del costo del lavoro che sta determinando ricadute pessime in termini di qualità del servizio ai cittadini. Lo sciopero è l’occasione per dare un segnale chiaro sulla reale volontà di “rimettere in moto” la macchina del Paese evitando di dover lasciare a piedi tutti i cittadini».

Un appello, infine, la Cgil lo fa a a tutta la società civile: «Partecipate alla notte bianca, portate a queste ragazze e ragazzi la solidarietà nei confronti di chi non ha cercato scorciatoie facili ma si è rimboccato le maniche, ha accettato l’occasione di lavoro offerta dai call center e la svolge con dignità e professionalità. È un atto dovuto verso la parte migliore del Paese».