«La situazione dei call center sta precipitando, per aziende come Poste, Enel e temo Almaviva siamo all’emergenza immediata, ma il governo non risponde con la dovuta tempestività». Il segretario nazionale della Slc Cgil, Riccardo Saccone, esce deluso dall’incontro al ministero dello Sviluppo con la viceministra Teresa Bellanova. «A brevissimo rischiano i 500 operatori di Poste, dipendenti di Gepin e Uptime, e 500 della commessa Enel di Almaviva. Ma si fanno sempre più forti e insistenti le voci che entro qualche settimana Almaviva potrebbe avviare le procedure di licenziamento collettivo per 3 mila persone».

Rischierebbero soprattutto gli operatori di Roma e Palermo, oltre un terzo, spiega la Cgil, dei circa 8000 addetti in cuffietta del maggiore gruppo di outsourcing italiano. Ma i casi più evidenti sono quelli legati a Enel e Poste, gruppi le cui quote di controllo sono in mano allo Stato ma che hanno comunque proceduto, di fatto, a gare con il massimo ribasso: gli attuali gestori non sono riusciti a scendere (giustamente) a tariffe che non ripagano le paghe e le tutele del contratto nazionale, e così sono stati battuti da imprese più spregiudicate. E il governo cosa fa? Lo hanno chiesto i sindacalisti al tavolo di ieri, mentre i lavoratori manifestavano di fronte al ministero.

«Il governo ci ha soddisfatto solo sul piano degli ammortizzatori sociali», spiega il sindacalista della Slc Cgil. «Il nostro settore ne è sprovvisto, se si escludono quelli in deroga, del tutto inadeguati: quindi ci è stato assicurato che si lavorerà per sostegni più strutturali, simili a quelli dei comparti già coperti da quelli ordinari, e che dovrebbero durare secondo noi almeno tre anni». Ma sul resto, le risposte dell’esecutivo sono state vaghe, se non addirittura ridicole (se fosse concesso ridere di questioni così delicate e urgenti).

Ridicole perché la viceministra Teresa Bellanova ha rimesso sul tavolo la questione dei controlli sull’ Articolo 24 bis, la legge che in osservanza di una direttiva Ue impone agli operatori telefonici di specificare al cliente se stiano parlando o meno dall’estero (una sorta di antidoto alle delocalizzazioni): ha annunciato «controlli a tappeto». Peccato però che “controlli e multe a tappeto” erano stati promessi anche in passato, ma a quanto si sa non sono stati mai fatti. O perlomeno non è mai stato presentato pubblicamente un rapporto sugli eventuali esiti. Adesso, le “ispezioni fantasma” aggiusteranno tutto?

Il ministero – che aveva di fronte i sindacati, l’Agcom, l’Anci e le associazioni di impresa Asstel e Assocontact – ha redatto un verbale con le proprie posizioni: che oltre al famoso impegno sui “controlli a tappeto”, ha annunciato che agirà per far rispettare la clausola sociale, ovvero la garanzia per i lavoratori di essere riassunti dalla società subentrante nell’appalto. Il recente ddl appalti lo prevede, ma in maniera generica, e il contratto delle tlc non lo ha ancora recepito: «Enel avrebbe assicurato al governo che agirà con gradualità – spiega Saccone – mentre da Poste non abbiamo saputo nulla. In ogni caso è troppo poco, e anche gli impegni del ministero sono troppo generici. Fossero stati presi un anno e mezzo fa… Ma oggi siamo fuori tempo massimo».

Infine, è stato fissato un prossimo incontro per il 18 aprile, mentre il ministero si è impegnato ad aprire tavoli sulle singole vertenze.