L’ultima denuncia era arrivata lo scorso mese e aveva ottenuto come risultato la chiusura dell’ennesimo call center «fantasma». Chiuso dai carabinieri del Nil e dell’Ispettorato del Lavoro, perché gli operatori venivano pagati in nero e se non chiudevano i contratti non ottenevano alcun compenso. Denuncia che ieri mattina è costata un’aggressione con tanto di minacce davanti a una troupe della Rai, per Andrea Lumino, segretario della Slc Cgil di Taranto, da sempre in prima linea nella denuncia contro i call center fantasma.

Nell’ultimo scoperto e fatto chiudere, che aveva come committente la Tim, i lavoratori non avevano alcun contratto, ma un semplice «accordo verbale» con il datore di lavoro che riconosceva a chi chiudeva da 1 a 5 contratti al mese uno «stipendio» di 40 euro lordi; oltre i 6 contratti mensili veniva corrisposto uno stipendio di 500 euro lordi, dal settimo contratto in poi, oltre ai 500 euro, veniva corrisposto un «bonus» di 20 euro lordi per ogni contratto. «Quindi – denuncia Lumino – per coloro che non riuscivano a chiudere alcun contratto, non c’era alcuna retribuzione. Un mese di lavoro donato al padrone».

Per approfondire il tema, ieri è giunta a Taranto la troupe del programma Fuori onda, rubrica del Tg3, che ha intervistato le lavoratrici del call center accompagnate dal segretario della Slc. Al termine del servizio, un uomo poi riconosciuto dalle lavoratrici come un dirigente della struttura pur non comparendo nelle carte della società, ha fermato l’auto della troupe e minacciato Lumino, che ha sporto denuncia ai carabinieri, intimandogli di fare attenzione a «quello che dici e che fai». A Lumino è arrivata la solidarietà della Cgil di Taranto che ha reso noto l’accaduto, del segretario della Slc Cgil nazionale Fabrizio Solari e del segretario pugliese della categoria, Nicola di Ceglie.

Duro il commento di Pino Gismundo, segretario generale dalla Cgil Puglia: «Abbiamo superato il livello di guardia in un settore che pensa di poter agire nell’illegalità assoluta, speculando sul bisogno di tanti ragazzi e ragazze. A loro chiediamo di ribellarsi, ai committenti di vigilare sul rispetto dei diritti e della qualità del lavoro. Infine, agli organismi di vigilanza chiediamo di intensificare i controlli nel settore»