Nella lunga marcia di avvicinamento alle comunali di Roma della prossima primavera, almeno una cosa sembra chiara: Carlo Calenda, che aveva accarezzato l’idea di candidarsi e poi l’aveva scartata, ci ha ripensato. E il motivo, come lui stesso ha spiegato ieri in uno dei suoi numerosissimi tweet, è che «non ci sono candidati di peso per Roma». Non ci sono in generale, e in particolare nell’area della sinistra e del centro.

E così l’ex ministro e ora leader di Azione pensa di ritornare sui suoi passi: «Roma è a pezzi. Questa situazione obbliga chi la può cambiare, almeno a una riflessione e un approfondimento».
Calenda ha capito che, nonostante il pressing di Zingaretti, David Sassoli non lascerà Bruxelles per il Campidoglio. E questo gli apre uno spazio politico rilevante. Per fare cosa? Il candidato di un centrosinistra largo o il “nuovo Alfio Marchini” (modello 2013, perché nel 2016 l’imprenditore fu candidato di Berlusconi), e cioè un indipendente che si ritaglia un ruolo non decisivo nella partita e guadagna un po’ di visibilità?

E’ questo l’interrogativo che inquieta i vertici nazionali e locali del Pd: capire cosa voglia fare Calenda da grande. I rapporti con Zingaretti non sono il massimo: il segretario l’ha candidato come capolista alle europee nel Nordest e quello pochi giorni dopo ha abbandonato il Pd e iniziato a martellare ogni giorno contro il quartier generale e contro il governo con il M5S. Uno schiaffo che nessuno al Nazareno ha dimenticato.

E infatti, nonostante l’endorsment di un padre nobile come Pierluigi Castagnetti («Con Carlo in campo il Pd dovrebbe festeggiare»), il sospetto prevale. «Vuole fare il sindaco? Allora deve trattare con noi, diventare unitario e collaborativo, sedersi al tavolo della coalizione e smetterla di sparare ogni giorno sul Pd», spiegano dai piani alti del Nazareno. «Deve farsi umile come gli ha suggerito Giuliano Ferrara».

Succederà? Il primo banco di prova sarà il 14 ottobre, quando si riunirà per la prima volta il tavolo della coalizione, su invito del segretario dem di Roma Andrea Casu. Azione è stata invitata, e così anche i renziani che con Luciano Nobili e Roberto Giachetti invitano il Pd a puntare su Calenda e annunciano che lo sosterranno a prescindere.

Nel Pd sorridono, ricordando che Nobili e Giachetti, insieme a Matteo Orfini, furono i protagonisti della defenestrazione di Ignazio Marino e della disastrosa campagna del 2016. «Se Calenda vuole candidarsi con loro contro di noi finisce come Scalfarotto in Puglia», la riflessione di un alto dirigente dem molto vicino a Zingaretti.

Certo, c’è la questione primarie. Fino a un paio di giorni fa l’appuntamento sembrava certo, con in pista già molti nomi tra cui la senatrice Monica Cirinnà e i presidenti di municipio Amedeo Ciaccheri, Giovanni Caudo e Sabrina Alfonsi. Poi, sarà per l’impennata dei contagi, o per il timore che i nomi non scaldassero troppo i gazebo a dicembre, ieri il vicesegretario del Pd Andrea Orlando ha frenato: «Non si deve per forza seguire la strada delle primarie, non sono la panacea».

Contrordine compagni? Non è chiaro. Casu ribadisce che le primarie «non sono in discussione», al Nazareno spiegano che la situazione deve maturare, intanto si parte con il summit di coalizione, «poi si deciderà». Una incertezza che ha scatenato l’ira di Calenda: «Ma come, queste primarie non erano fondamentali? Aò». Replica di Casu: «Vuoi fare il sindaco o dividere e attaccare il Pd? L’avversario è la destra…». La priorità del Pd ora è «capire cosa vuole da fare grande Calenda».

Andrea Romano, ex renziano e ancor prima partner di Calenda dentro Italia Futura di Luca di Montezemolo, attacca ad alzo zero: «Carlo è come Di Battista, un egocentrico, tra lui e Raggi non saprei chi è peggio». «Provocazioni adolescenziali», la replica dell’aspirante candidato sempre su Twitter.

A destra intanto spunta l’ipotesi di candidare Massimo Giletti, amico di Salvini, che ha un contratto in scadenza con La7 a giugno. Lui non smentisce: «Nel futuro non escludo nulla. La politica vede facce, nomi e pensa: “questo porta voti”. Sono stato contattato più volte, non mi dispiacerebbe tentare un’altra strada, ma solo se posso incidere».