Non si può dire che ormai Carlo Calenda non abbia fatto una qualche autocoscienza. Quando dalla platea Alfonso alla fine di un duetto serrato sul futuro del Campidoglio con Massimiliano Smeriglio, gli chiede a bruciapelo se insomma si candida, lui premette: «Qualsiasi cosa io dica in questo momento genererei un disastro e non ho alcuna intenzione di generare un disastro. Posso dire è che da domani con Smeriglio inizieremo un grande lavoro nelle periferie». E invece poi, in una sala strapiena di romane e romani preoccupati per il futuro della città, ma anche rinfrancati dal fatto che finalmente qualcosa si muove, il disastro lo fa lo stesso: «Sono totalmente contrario alle primarie. Su Roma il Pd faccia una proposta», dice.

L’occasione è «Direzione Roma», dibattito sulla Capitale organizzato dall’agenzia Dire che chiama a discutere alcune voci della città. Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi, Stefano Di Niola, segretario della Cna Roma, Tiziana Sallusti, preside del liceo Mamiani, Emma Amiconi, portavoce del comitato Tutti per Roma, le «madamine» de noialtri. E poi Paola Carra, di Retake, gli entusiasti del decoro urbano che cancellano le scritte dai muri (e talvolta gli scappa la mano), Pino Galeota, di Corviale domani, Tiziana Ronzio, di Tor Più Bella. Ne esce uno spaccato di una città in ginocchio. Sono tutti d’accordo sull’insostenibile «disastro Raggi».

La sala è strapiena. In platea cittadini e amministratori. Ci sono esponenti dem, sparsi qua e là, ma il Pd non c’è. Ufficialmente impegnato nella campagna per le suppletive del primo marzo, per eleggere il ministro Gualtieri al collegio Roma 1 da cui si è dimesso Gentiloni. Ma c’è una ragione più vera per questa assenza: si parla di Roma. Al voto manca un anno, ma in un anno c’è appena il tempo di fare un progetto serio sulla Capitale. E mentre c’è chi cerca di rimettere in moto la macchina della partecipazione civica, i dem romani sono ancora al palo impegnati con scadenze interne. Chi invece è già partito è Amedeo Ciaccheri, seduto in seconda fila.

Dalla settimana è alla testa della carovana di «Liberare Roma», un percorso di ascolto che passerà in tutti i municipi. Direzione primarie. Perché, lo dice Smeriglio, «chi deve andare in campo come sindaco di Roma non lo decide un’élite che si riunisce in una stanza, non lo decide il Pd né Calenda. Si decide dentro un meccanismo di coalizione con un percorso democratico. Bisogna allargare il gioco a tutta la squadra, perché servono 200 persone brave per governare Roma. Se non lo facciamo perdiamo 6-0». Le primarie servono perché «sono un processo di accumulazione di forza, quando le abbiamo fatte senza barare sono state sempre un successo».

Calenda la pensa al contrario, chiede che il Pd scelga un nome, lui ne fa due belli e impossibili, Enrico Letta e Walter Tocci. Non è uomo di sintesi, Calenda, parla con disinvoltura di «termovalorizzatori di ultima generazione», spiega che «il decoro urbano non è piccoloborghese, i graffiti vanno cancellati perché ieri scrivere sui muri era rivoluzionario, oggi rivoluzionario è tenerli puliti»; che «chi bighellona dà l’idea di un quartiere non accudito»; che «se facciamo una campagna ’mamma li fascisti’ alla fine vincono i fascisti»; «che la Raggi ha molte responsabilità ma i romani sono colpevoli della più totale assenza di civismo».

E via recitando riflessioni scolpite con l’accetta. Ma l’uomo è noto anche per le sue intemperanze. Il «percorso» nelle periferie romane che farà con Smeriglio, gli farà da principio di realtà.

Quel principio di realtà che ieri invocavano anche le associazioni e i centri sociali riuniti al Teatro della Dodicesima nell’assemblea dal titolo «Più spazio alla città». Tema: costruire una rete contro Raggi e il grosso guaio della delibera 140 che, a proposito di patrimonio pubblico cittadino, buttare a mare «il fine sociale e culturale degli immobili capitolini utilizzato dalle associazioni, dai comitati», spiega il deputato di Leu Stefano Fassina. È un altro sentiero verso il voto in Campidoglio, che però non ha alcuna intenzione di incrociarsi con l’alleanza civica di centrosinistra. d.p.