Appoggerà il centrosinistra a tutte le regionali, tranne quelle pugliesi, ma soprattutto: il «feeling» iniziato con Matteo Renzi è già finito, anzi «non è mai cominciato». Carlo Calenda prende le distanze dal leader di Italia viva. Lo fa sabato, domenica e lunedì, con dichiarazioni e interviste, nel week end in cui il paese piomba nell’emergenza Coronavirus, e in uno spirito di collaborazione con un governo che pure non ha mai sostenuto e che comunque «ha fatto molti sbagli».

Con Renzi, con cui sembrava avviata una confluenza politica, è già rottura. «Non so chi dice che siamo promessi sposi, ma io non condivido quasi nulla dell’impostazione di Renzi», ha detto ieri l’ex ministro a Rainews 24, «trovo il suo modo di fare politica poco serio: non condivido la scelta di dare vita a questo governo per poi bombardarlo quotidianamente, non condivido la scelta di aver fatto la battaglia sulla prescrizione ora e non aver posto il problema al momento della nascita dell’esecutivo».

Calenda punta il dito sulle contraddizioni delle scelte di Renzi e sull’andamento zigzagante del percorso politico di Italia viva da settembre scorso, quando ha dato il fondamentale impulso al governo giallo-rosso, a oggi. Dunque Calenda accetta persino di sostenere Lorenzoni, il candidato di centrosinistra in Veneto,«non è forse il profilo che avremmo suggerito, ma è una persona perbene». E tutti i candidati di coalizione delle regionali di primavera, tranne Emiliano in Puglia, perché «ha votato contro tutti i provvedimenti di centrosinistra».

Un passo verso Zingaretti, dunque, che potrebbe persino aprire la strada a una sua candidatura al Campidoglio. Ma è presto per parlarne, dice, «per ora il partito assorbe tutte le mie energie». Per ora.