Ha vinto contro la segreteria nazionale, che ha provato a farlo ritirare prima delle primarie, poi contro un pezzo di Pd, che si è messo di traverso per tutta la campagna elettorale, infine contro Rosi Bindi che, a 48 ore dal voto, ha consegnato la lista degli impresentabili stilata dalla commissione Antimafia con il suo nome dentro. In Campania Vincenzo De Luca ha battuto Stefano Caldoro, 41,14% contro il 38,35% del governatore uscente, una vittoria arrivata soprattutto grazie alla valanga di voti a Salerno e Avellino. Caldoro fa peggio della sua coalizione, che porta a casa il 39,65%, mentre De Luca è un punto sopra i partiti che lo sostengono. Malissimo Salvatore Vozza, sostenuto da Sinistra al lavoro, con il 2,19; al giornalista Marco Esposito lo 0,7%. Valeria Ciarambino del Movimento 5 stelle si ferma al 17,55. Grande vincitore l’astensionismo: ha votato solo il 51,9%, a Napoli il 40,6.

Il Pd si ferma al 19,49% ma un pezzo di partito è finito anche nella lista collegata, Campania libera, che fa segnare il 4,77%. Cinque anni fa erano al 21,42%, alle europee dell’anno scorso al 36 ma allora c’era Matteo Renzi in campo. Forza Italia arretra al 17,81% ma non tracolla (era data al 15). La leadership locale è in mano a Luigi Cesaro che ha imposto il figlio Armando al partito: su di lui sono confluiti i voti convogliati dalla famiglia (interessi nella sanità privata e nel mattone, sospetti di collusione camorristica) fino a superare le 22mila preferenze. Feudo azzurro Caserta: alla fine i voti degli ex cosentiniani sono andati soprattutto a Caldoro, che vince anche a Napoli.

La partita De Luca l’ha vinta al centro, imbarcando il 2,76 di Centro democratico-Scelta Civica e il 2,34 dell’Udc. Ciriaco De Mita, come cinque anni fa, ha cambiato coalizione decretando così il vincitore. Caldoro però lo ha accusato di trasformismo solo ora. I grillini inchiodano al 17% e si fermano sul terzo gradino (i bookmaker li davano primi) ma a Napoli città sfondano con il 24,85%. Fuori dal consiglio Sinistra al lavoro (2,31%).

De Luca ieri è arrivato a Napoli solo a mezzogiorno, la colonna sonora del suo ingresso alla Stazione marittima è stata la ballad anni ’70 Vincent di Don McLean. I ringraziamenti sono andati a Renzi e al suo sfidante alle primarie, Andrea Cozzolino, che si è seduto al tavolo della trattativa portando in dote i suoi voti. Vincitori morali la segretaria regionale Assunta Tartaglione (ha vigilato sulla compilazione della lista Pd e delle due direttamente collegate al governatore) e il consigliere regionale Casillo: primo degli eletti Pd, è stato la diga che ha difeso De Luca anche quando Lotti e Guerini volevano farlo ritirare. In consiglio potrà contare su tre fedelissimi. Giovedì in commissione Antimafia si dovrebbero invece regolare i conti con la presidente Rosi Bindi, che potrebbe essere costretta a lasciare per un voto di sfiducia. Gli impresentabili sono andati avanti come un treno: oltre 10mila preferenze per Sandra Lonardo e Alberico Gambino; sopra le 5mila Antonio Ambrosio, Luciano Passariello e Fernando Errico.

De Luca annuncia sburocratizzazione, interventi radicali su sanità, trasporti e sicurezza, soluzione alla Terra dei fuochi in tre anni, nuovi fondi per assistenza ad anziani e disabili, un tavolo di trattativa con governo, Finmeccanica e Fincantieri per gli investimenti.

Neppure un accenno alla sospensione, che dovrebbe scattare appena ratificati gli eletti, in virtù della legge Severino. Guerini aveva precisato: «De Luca era candidabile, eleggibile e insediabile. Dopodiché c’è una legge che assegna competenza agli organi di governo. Ma la legge non parla di decadenza, eventualmente di sospensione». Risponde ai giornalisti Fulvio Bonavitacola, parlamentare Pd e fedelissimo dell’ex sindaco di Salerno (qualcuno già lo indica come suo vice): «Ci sono i tempi per insediare il consiglio e la giunta. Il vice subentrerà fino alla presentazione del ricorso al tribunale ordinario. Nessun ritorno al voto. Regolamento alla mano, prima avviene la convalida degli eletti, poi l’elezione del presidente del Consiglio regionale, l’insediamento della giunta e la presentazione delle linee programmatiche. Questi sono i primi atti che lo statuto impone. La presa d’atto della Severino avverrebbe dopo tutto questo».

Renato Brunetta minaccia: «Se Renzi non sospenderà subito De Luca commetterà il reato d’abuso d’ufficio». Valeria Ciarambino affonda il colpo: «Vigileremo affinché De Luca venga sospeso e non gli venga concesso di nominare un vicepresidente». Caldoro annuncia che resterà a guidare l’opposizione. Bruciano gli abbandoni dell’Udc e di un pezzo di apparato forzista a Caserta: «Abbiamo scelto di non fare compromessi. Tenere in coalizione De Mita e i cosentiniani avrebbe creato un vulnus». Una versione un po’ originale visto che nessuno li ha mandati via, hanno piuttosto lasciato la barca.