Pari retribuzione, diritti, finalmente il giusto riconoscimento dei propri diritti, dopo anni di proteste e pure l’intervento della politica. La notizia che la federcalcio statunitense abbia riconosciuto in un accordo (fino al 2028) il trattamento salariale paritario tra uomini e donne, segna un momento storico nello sport femminile. Non solo stessi stipendi, ma anche stessa ripartizione dei contributi che arrivano dall’Uefa, anche quelli derivanti dalla Coppa del Mondo. Solo il tennis, da ormai un paio di anni, garantisce lo stesso montepremi e lo stesso prize money.

NON E’ CERTAMENTE un caso che il contributo al superamento del gender pay nello sport arrivi dall’altra parte dell’Atlantico. Negli Stati uniti la questione è in agenda da anni, calciatrici famose come Megan Rapinoe sono divenuti testimonial esposti in prima linea, c’è stata anche la minaccia di scioperare da parte delle calciatrici prima dell’ultima edizione dei Mondiali. Tre anni fa c’è stata anche la causa collettiva contro la federcalcio per comportamenti denigratori, 55 milioni di euro richiesti ai sensi dell’Equal Pay Act e del titolo VII del Civil Rights Act, nonché le retribuzioni arretrate non corrisposte. Anche il Congress Joint Economic Committee, la commissione economica del Congresso, ha rilevato le “inspiegabili differenze di retribuzione” tra uomini e donne.

Poi, come spesso avviene negli sport americani, ci si siede, si tratta e si firma, è accaduto in passato nella Nba, così anche nella Major League Baseball.  Si tratta di un riconoscimento storico, che segnala il passo più rapido degli americani. In Italia, per intenderci, solo da qualche settimana si celebra il passaggio del calcio femminile al professionismo, con il riconoscimento della pensione, dell’invalidità, che per le atlete in precedenza erano off limits. L’accordo collettivo statunitense invece garantisce ulteriori diritti anche su salute e sicurezza dei giocatori, la privacy dei dati.

IL CONTRATTO però arriva anche per lo status economico raggiunto dal calcio femminile negli Stati uniti. Le americane hanno vinto quattro volte la Coppa del Mondo, anche quattro medaglie olimpiche, il soccer femminile è parecchio praticato al liceo e pure al college, inoltre gli stadi per le partite della nazionale sono sempre pieni. Insomma, l’annullamento del gender pay era dovuto ma c’è stato anche per non disperdere il volume d’affari del soccer femminile.