Nel giro di due notti, a Mosca è cambiato il tempo. Cinque gradi e 30% di umidità in meno tra il 1 luglio – il giorno in cui la Russia ha battuto la Spagna, regalandosi un inaspettato quarto di finale – e il 3 luglio di Colombia-Inghilterra, atto conclusivo degli ottavi.E questa rinnovata frescura che fa bene al calcio dovrebbe resistere fino al 10 luglio, quando allo stadio Luzhniki si affronteranno le vincenti delle due partite di domani: Svezia-Inghilterra e Russia-Croazia. Esiste dunque una concreta possibilità che la prima semifinale di questo mondiale finisca per giocarsi tra le selezioni di due Paesi in aperto conflitto diplomatico, sulla scia di partite di mondiali passati come Argentina-Inghilterra del 1986 e Iran-Usa del 1998.

La notizia dell’avvelenamento da Novichok dei coniugi Charley Rowley e Dawn Sturgess ad Amesbury – con tutta probabilità un “effetto collaterale” dell’attentato di marzo contro l’ex spia russa Sergej Skripal e sua figlia – ha esacerbato i rapporti già tesi tra i due Paesi. All’accusa del ministro dell’interno inglese di trattare la Gran Bretagna come “una discarica di veleno”, la tv di Stato russa Rossiya1 risponde insinuando che l’intera faccenda potrebbe essere stata inscenata per gettare fango sulla “favolosa” Coppa del Mondo organizzata dalla Russia.

Fino a questo momento, i giornalisti britannici giunti qui in Russia hanno esaltato la buona organizzazione di questo mondiale, sottolineando come i tifosi inglesi siano stati accolti con calore dalla popolazione locale sin dalla prima partita, quella contro la Tunisia, disputata provvidenzialmente a Volgograd, la vecchia Stalingrado simbolo della resistenza russa ai comuni nemici nazisti. Nulla è parso più falso e allarmistico in queste due settimane del documento emanato dal Foreign Office il 13 marzo scorso, in cui si parlava di “un forte sentimento antibritannico” e del pericolo “di harassment” nei confronti dei tifosi inglesi.E questo documento, insieme ad un’incessante campagna di terrorismo psicologico da parte di alcuni tabloid, sono la principale ragione per la scarsissima presenza dei fans inglesi al mondiale russo. Secondo la Football Association, in Tunisia-Inghilterra si è registrata la più bassa affluenza degli ultimi trent’anni.

Tutto ciò nell’anno in cui, per la prima volta dal 2006, e più realisticamente dal 1990, l’Inghilterra può davvero aspirare alla finale. Merito di un tabellone fortunato e dei calci di rigore, lo storico tallone d’Achille dei Tre Leoni: mai l’Inghilterra era riuscita a superare un turno mondiale attraverso i rigori; nessuna squadra, tra quelle con all’attivo almeno cinque partite in una competizione internazionale concluse ai rigori, aveva perso tante volte quante l’Inghilterra.

Fino alla vittoria di martedì scorso  con la Colombia, nei decenni i penalty shoot out sono stati ossessione e paranoia del tifoso inglese. Sotterraneamente, però, ferveva un’attività di ricerca in cui sono stati coinvolti persino economisti di fama come il prof. Ignacio Palacios Huerta della London School of Economics. E alla fine il Ct Southgate, colui che aveva sbagliato il rigore decisivo nell’Europeo in casa del ’96 (“una ferita che non potrà mai rimarginarsi”), ha fatto sue le ovvie conclusioni: i rigori non sono una lotteria.  E allora via con esercitazioni ad hoc: rigori battuti a fine allenamento (per ricreare la stanchezza muscolare dei 120 minuti di gioco), rigori battuti con qualcuno che ti urla nelle orecchie (per simulare la pressione dei fischi avversari), serie ossessive di rigori calciati ad incrociare sul lato del piede forte (la soluzione statisticamente più efficace).

Un momento dell’incontro Russia Spagna

Sabato il quarto di finale contro la coriacea Svezia, una squadra “più forte della somma delle sue parti” e “bloody difficult da affrontare” (parole di Southgate, che nessuno meglio di noi può capire). Qualche ora più tardi, nello stesso lato del tabellone si affronteranno le altre due squadre uscite vittoriose ai rigori: Croazia e Russia. Ancora una volta sfavorita, la Sbornaja si trova di fronte alla partita più importante della sua storia (per lo meno, dalla dissoluzione dell’URSS). L’uomo della provvidenza è Cherchesov, con i suoi “baffi della speranza”, la cui imitazione sul volto di molti coraggiosi ragazzi russi è diventata il fioretto preferito di questa imprevedibile cavalcata: se li raderanno quando la Russia verrà eliminata.
Le statistiche elaborate dalla Fifa indicano la strada alla squadra di casa: sette dei ventitré giocatori che in media percorrono più metri dentro il campo, sono russi. La stella Golovin è il capolista, con 41 chilometri percorsi in tre sole partite. In generale, la Russia è la squadra che complessivamente ha percorso più chilometri. Ciò che la espone ad accuse di dopare i suoi giocatori – in questo caso ancora tutte da dimostrare. Di sicuro, la Russia “sa soffrire”, ovvero vince le partite senza quasi toccare il pallone: in quattro partite disputate, ha tenuto il pallone una media di meno di venti minuti per partita. Ed è probabile che con la Croazia il piano non cambi.

Venerdì, intanto, nella paludosa Nizhny Novgorod la Francia affronta l’Uruguay privo di Cavani. Negli ultimi cinque confronti, quattro zero a zero e un uno a zero per l’Uruguay: l’accesso degli uomini di Deschamps verso la grande semifinale con il Brasile (impegnato alle 21.00 con il Belgio) è tutt’altro che scontato.