Infortunati, arrivi in ritardo dall’altro capo del mondo, pure un paio di positivi al Covid-19. Domani ripartono la Serie A e gli altri campionati nazionali dopo la sosta per le nazionali e la conta degli assenti è lunga, alimentando così il rischio di un cortocircuito tra club e Uefa-Fifa. Gli atleti si infortunano in nazionale e le società, che li pagano (e ricevono indennizzi assai contenuti, in caso di infortuni lunghi) si ritrovano una forza lavoro stanca, usurata da viaggi e partite ogni tre giorni. La questione sta decisamente scappando di mano, la ribellione di alcuni calciatori, tipo il portiere del Real Madrid Courtois (contrario a giocare la finale per il terzo posto di Nations League) ai calendari di Fifa e Uefa, si unisce al disappunto mai celato delle società. Solo per restare alla A, che nell’ottavo turno presenta Juventus-Roma e Lazio-Inter, saranno assenti Abraham (Roma), Correa (Inter), forse Lautaro Martinez (Inter) oltre a un paio di atalantini, poi il Milan che ha perduto il portiere Maignan per due mesi e Theo Hernandez, positivo al Covid-19 come lo juventino Rabiot, mentre il Napoli capolista (domenica contro il Torino) si ritroverà solo nelle ultime ore – e senza riposo – Osimhen e Ospina.
INSOMMA, siamo appena ad ottobre, a breve ci sarà una nuova sosta per le nazionali con le gare di qualificazione ai Mondiali del Qatar e nel frattempo si discute anche della proposta della Fifa di piazzare un’edizione della Coppa del Mondo ogni biennio, piuttosto che ogni quattro anni. Il presidente della Fifa, Gianni Infantino si è chiesto perché, se ogni anno si disputa il torneo di Wimbledon o il Superbowl, non debba esserci un Mondiale ogni due anni. Autorevoli personaggi del calcio italiano e mondiale come Paolo Maldini e Marcello Lippi hanno immediatamente bocciato il progetto, altri come Ronaldo approvano, la sensazione è che il punto di caduta sia assai vicino e soprattutto che Fifa e Uefa non abbiano neppure accolto il segnale arrivato dalla Superlega, nata e defunta in poche ore. Potrebbe non bastare, infatti, la cessione da parte dell’Uefa di una porzione più ampia dei diritti di marketing ai club della Champions League, istanza respinta diversi mesi fa. Certo, più soldi alle società potrebbero silenziare le voci di protesta, anche quelle degli atleti che, nonostante la crisi di sistema ingigantita dalla pandemia, si vedrebbero garantiti ingaggi assai corposi. Ma la questione del calendario internazionale resta, così come usura e infortuni a pioggia. A gennaio ci sarà la Coppa d’Africa che rischia, per esempio, di sparigliare la lotta per lo scudetto. Il Napoli perderà la spina dorsale dei successi, Koulibaly-Anguissa-Osimhen, il Milan vedrà partire Kessiè. A questo punto potrebbe essere un’idea sperimentare la riforma dei calendari di Arsene Wenger, ex tecnico dell’Arsenal, per conto della Fifa, ovvero spostare gli impegni con le nazionali in un’unica finestra, a ottobre, piuttosto che in più parti (settembre, ottobre, novembre, marzo).