Calcio e supermercati. E prima: calcio e compagnia aerea. A Catania molto è già crollato e molto altro rischia di crollare a breve. L’epicentro del terremoto che va avanti da anni ha un nome e un cognome: Antonino Pulvirenti.

Catanese, classe 1962, figlio di una famiglia di imprenditori agricoli di Belpasso. Che nel 1995, partendo da un negozio di alimentari Standa, fonda la società Meridi con la catena di hard discount Fortè, arrivando ad essere leader in Sicilia.

PARABOLA SIMILE LA FA nel calcio: prima con l’Acireale e poi dal 2004 acquistando il Catania calcio. Nel pallone le fortune di Pulvirenti sono legate a Pietro Lo Monaco, grande dirigente e scopritore di talenti.
E così, proprio dieci anni fa esatti, il Catania guidato in panchina ha Sinisa Mihajlovic batteva la Juventus a Torino, mentre nel 2012-2013 con Rolando Maran in panchina coglie un incredibile ottavo posto, sfiorando l’Europa, con 56 punti.
Le cose però per Pulvirenti erano già girate al peggio. Il passo più lungo della gamba era stata la creazione nel 2003 di WindJet, «la prima compagnia low cost italiana», naufragata con la cessazione nell’agosto 2012 e 500 licenziamenti.

Altri 20 licenziamenti – giardinieri, massaggiatori, magazzinieri, amministrativi con procedura di licenziamento collettivo – arriveranno al Catania calcio tre anni dopo: retrocesso in B, per salvarlo dalla C, Pulvirenti compra 5 partite e viene arrestato per truffa e frode sportiva, confessando la combine. L’anno dopo sarà arrestato nuovamente per bancarotta fraudolenta per la WindJet.

NONOSTANTE UN «DASPO» (divieto di accedere alle manifestazioni sportive), Pulvirenti non lascia mai né la proprietà del Catania nè i supermercati Fortè. Anzi – nonostante le voci che legano le sorti al crollo dell’impero Ligresti – Pulvirenti, amico di tutti, politici di ogni risma in testa, torna in sella formalmente ad ottobre come membro del Cda del Catania dopo aver rinsaldato il connubio con Lo Monaco, tornato e accolto come salvatore dai tifosi.

Ma nel frattempo anche i supermercati scricchiolano. Ben 500 lavoratori non ricevono gli stipendi da mesi e in molti iniziano ad accusarlo di usare i pochi soldi per salvare il Catania, bloccato da anni in serie C. Proprio ieri invece è stato reso pubblico il messaggio Whatsapp che riunisce il destino di lavoratori del commercio e calciatori: anche i secondi non vengono pagati e sono stati invitati a trovarsi un’altra squadra con ammissione diretta di Lo Monaco: «I debiti sono a livelli pazzeschi. Nessuno sta usando questa comunicazione come mezzo coercitivo, abbiamo solo voluto ricordare ai calciatori quale sia la situazione invitandoli a trovare altre soluzioni».

A DIFFERENZA DEI CALCIATORI, chi lavora a Fortè – 87 punti vendita tra Catania, Caltanisetta, Enna, Palermo e Agrigento – non ha alternative. E allora anche ieri era in piazza sotto la prefettura per chiedere stipendi arretrati e certezze sul futuro al grido: «Lavoro, lavoro!».

Una fine d’anno di angoscia per migliaia di persone appese alla decisione del tribunale di Catania del 7 gennaio. Dovrà decidere sulla richiesta di amministrazione straordinaria per la Meridi e dunque per tutti i supermercati Fortè. «Noi ci auguriamo che il tribunale accolga la richiesta perché diversamente ci sarebbe il fallimento», spiega Davide Foti, segretario Filcams Cgil di Catania.

LA VERTENZA FORTÈ VA AVANTI da mesi in tutta la Sicilia. «Già dall’estate l’azienda era in concordato. Da mesi gli stipendi non venivano pagati, in media il ritardo è di quattro mensilità più la tredicesima con il pagamento di qualche acconto sul pregresso. Ma le famiglie non ce la fanno più e vivono questa fine d’anno con grande angoscia», continua Foti. «Fino al 9 dicembre, giorno della richiesta di amministrazione straordianaria, era in corso una trattativa con Apuria, catena pugliese che aveva già fatto delle acquisizioni di supermercati in Sicilia: era interessata ad acquisire 60 degli 87 punti vendita Fortè, garantendo i livelli occupazionali. Dal 9 dicembre però è calato il buio, la trattativa è congelata e così il destino di 400 lavoratori. Speriamo che i commissari straordinari che il tribunale fallimentare nominerà la riprendano».