Il termine ultimo è il 29 marzo, poi sarà tutto da rifare. Ma giovedì potrebbe esserci la puntata decisiva sulla vendita dei diritti tv della Serie A del prossimo triennio. Ma la questione è ormai uno sceneggiato a puntate, tra colpi di scena, cambi di fronte, interessi di parte. Tra due giorni i 20 club del campionato si riuniranno in videoconferenza per provare ad arrivare a un accordo definitivo dopo le perduranti conflittualità tra le parti, in sostanza il motivo dell’attuale assenza del broadcaster incaricato di trasmettere le gare di A per i prossimi tre anni. La convocazione per l’assemblea arrivata dalla Lega di A è successiva a una lettera siglata da sette club (Juventus, Atalanta, Inter, Napoli, Fiorentina, Lazio, Verona) dal contenuto poco diplomatico, con invito al presidente della Lega, Dal Pino, all’advisor De Siervo e alle restanti società di A per l’assegnazione in tempi brevi delle partite del triennio 2021-24 e anche con rapida decisione sull’ingresso del private equity nella newco (come socio di minoranza dei club di A) per la cessione dei diritti tv all’estero.

IN SOSTANZA, è una dichiarazione di guerra (il Napoli per ultimo si è unito al sestetto), dopo settimane di riunioni rinviate per la mancanza del numero legale, sino alle ultime sedute con 11 club che appoggiano l’offerta di Dazn (sostenuta dall’asse con Tim per il rafforzamento del segnale, essendo visibile via streaming), ovvero 840 milioni di euro per il pacchetto completo, piuttosto che l’offerta, più bassa, di Sky (750 milioni di euro), che però avrebbe promesso di pagare subito metà dell’importo (compresa l’ultima fetta dell’accordo 2017-2020, 130 milioni di euro ancora non saldati). Una soluzione che fa gola ai presidenti di Serie A con le casse vuote per il Covid-19 che ha svuotato gli stadi. Dunque, stretta sui diritti tv ma nella lettera delle sette consociate c’è anche la netta opposizione all’ingresso dei fondi nella newco per la valorizzazione del calcio italiano e anche la minaccia di presentare il conto del ritardo, ovvero “legittime pretese risarcitorie”, come si legge nella missiva. Insomma, clima da resa dei conti, il 29 (scadono i termini dell’offerta di Sky e Dazn) è dietro l’angolo e sinora pochi effetti ha sortito la disponibilità dei fondi CVC-Advent-CSI a rivedere le condizioni dell’offerta (non l’esborso economico), ovvero 1,7 miliardi di euro per il 10% della media company della Lega.