Calcio a porte chiuse per un mese, fino al 3 aprile. E Juventus-Inter in campo domenica 8 marzo, anziché il giorno successivo. Il pallone italiano, che si è distinto in questi giorni per interessi di bottega e isterismi, consigli straordinari e assemblee di Lega non valide per la mancanza del numero legale, si allinea alla volontà governativa, espressa attraverso decreto presidenziale, di far disputare le partite di campionato senza tifosi sugli spalti per il contenimento dei contagi da Coronavirus. Una linea anticipata dal ministro della Salute, Vincenzo Spadafora e stavolta condivisa da quasi tutti i club di Serie A e che porterà il 7 e 8 marzo al recupero di quattro partite del 26esimo turno rinviate lo scorso fine settimana, con slittamento di un turno del calendario di campionato.

Anche nell’assemblea di ieri al Coni, che poi è divenuta un consiglio straordinario di Lega (per mancanza del numero legale dei presidenti delle società) si sono alzati i toni. L’Inter, che aveva insistito per recuperare prima una gara pregressa con la Sampdoria e poi quella con la Juventus, dopo le offese via Instagram del presidente Steven Zhang al presidente della Lega, Paolo Dal Pino, ha deciso di fare un passo indietro ma non sono mancate accuse reciproche, minacce di risarcimento danni. Addirittura alcuni patron avrebbero manifestato la volontà di far giocare la propria squadra a porte aperte, incuranti delle disposizioni governative e delle indicazioni del buonsenso.

Durante il consiglio anche momenti di tensione tra il presidente della Lazio, Claudio Lotito e il collega dell’Atalanta, Luca Percassi, per la collocazione della partita tra bergamaschi e romani, del 27esimo turno di campionato, che si sarebbe dovuta giocare sabato 7 marzo. Il club lombardo avrebbe voluto giocarla il 6 marzo, con un giorno in più di riposo in vista della gara di Champions League con il Valencia (10 marzo) e rifiuto laziale, che si è ripetuto alla richiesta dell’Atalanta di spostare lo svolgimento del 27esimo turno al 13 maggio, tra reciproche accuse sulla falsificazione del torneo. In mattinata era arrivata la decisione del rinvio anche di Napoli-Inter, semifinale di ritorno di Coppa Italia, in programma in serata, dopo lo slittamento deciso anche per Juventus-Milan. E mentre i dirigenti dei club di A mostravano il meglio del repertorio, a Liverpool – con la Premier League pronta a fermarsi in blocco per il Coronavirus, nonostante i casi e i morti inglesi siano assai inferiori a quelli registrati in Italia – il tecnico della squadra campione d’Europa, Jurgen Klopp, spiegava che la sua opinione, quella di un allenatore, non sia così importante su una faccenda così seria come l’epidemia da Coronavirus: «Le persone che ne sanno dovrebbero dire cosa fare. Perché io? Ho un cappellino da baseball, la barba fatta male: la mia opinione non conta».