“ La prossima volta che giocate male noi vi spacchiamo la faccia…forse non lo avete capito, noi vi veniamo a prendere sotto le vostre case e vi facciamo male”. Si apre con queste frasi “Calciatori sotto tiro” il terzo rapporto elaborato dall’Osservatorio istituito dall’Associazione italiana calciatori (Aic), guidata da Damiano Tommasi, che delinea un calcio violento, fatto di intimidazioni e minacce psicologiche e fisiche, altro che sport più bello del mondo. Recenti fatti di cronaca, inoltre, ci dicono che anche la criminalità organizzata ha dato l’assalto al calcio, già presente nel calcio minore. Organizzazioni mafiose hanno deciso di fare il salto di qualità e tentare l’assalto al grande calcio, tanto che la commissione parlamentare Antimafia, preoccupata del fenomeno, se ne sta occupando direttamente.
A differenza del precedente rapporto, le minacce e le violenze rivolte ai calciatori, non avvengono più prevalentemente all’interno delle strutture sportive, sul campo di gioco o negli spogliatoi, dove frange di ultras facinorosi hanno facile accesso, ma al di fuori dello stadio, spesso sotto casa e davanti ai famigliari. In più di un caso su due, nel 55% dei casi, le minacce e le intimidazioni si sono verificate nei campionati professionistici, in particolare in Serie A e in Lega Pro. In Serie B, le situazioni più critiche si sono registrate ad Ascoli, dove già nel 2013 furono piantate delle croci sul campo di calcio, Avellino, Bari, Latina e Modena. Nei campionati dilettantistici, dove rispetto allo scorso campionato, il numero dei casi censiti (45%) si avvicina a quello del mondo professionistico, le situazioni più critiche si sono registrate nei campionati di Serie D (12% dei casi), Promozione (10% dei casi) e in quelli riservati ai giovani, con l’8% dei casi. Se nel nord dell’Italia le minacce hanno riguardato prevalentemente i calciatori professionisti, in particolare a Bologna, Genova, Verona, Milano, Torino e Udine, e nel centro alcuni calciatori della Roma, della Lazio e del Latina, nel sud e nelle isole le minacce e le violenze fisiche perpetrate ai danni dei calciatori si sono registrate in tutti i campionati, dai professionisti ai dilettanti. Cambia anche la geografia della violenza calcistica, balza al primo posto il Lazio, seguito a ruota dalla Puglia, mentre nel rapporto precedente il triste primato era detenuto dalla Campania. Un salto di qualità lo fa con una certa sorpresa la Toscana, in particolare Arezzo, Livorno e Pisa, che balza al quarto posto nella violenza e nelle minacce rivolte ai calciatori, mentre l’anno scorso occupava il terz’ultimo posto in classifica. Bastoni, mazze da baseball e tirapugni, sono gli strumenti preferiti per le aggressioni fisiche ai calciatori, oltre che i più naturali calci e pugni, lancio di sassi e bombe carta. Lazio, Puglia, Campania e Toscana mantengono l’ordine di classifica anche per quanto riguarda i Daspo ( acronimo di divieto accesso manifestazioni sportive), il provvedimento che obbliga alcuni tifosi a stare lontani dallo stadio. Nel 20% dei casi le minacce verbali ai calciatori avvengono a distanza ravvicinata, mentre nel 15% le violenze avvengono ai danni delle strutture sportive.
Non sono mancati gesti di protesta e intimidazione plateali e fortemente denigratori, come ad esempio quello di spargere sacchi di letame sul campo, com’è accaduto ad Arezzo, o di portare sacchi pieni di sterco animale davanti al centro di allenamento di Formello, per i giocatori della Lazio. L’anno scorso, dopo la sconfitta della Roma contro il Barcellona e l’Atalanta, davanti ai cancelli di Trigoria, dove si allena la Roma, gruppi di tifosi hanno scaricato cinquanta chili di carote davanti a uno striscione con la scritta “Buon appetito conigli”.
Nelle serie minori dei campionati di calcio i giocatori, come è successo a quelli del Marsala, sono stati colpiti nell’hotel dove erano in ritiro prima della partita. L’anno scorso i giocatori del Foggia, dopo l’assalto al pullman della squadra, hanno deciso di andare a dormire a proprie spese nell’hotel di un’altra città. A Terni le auto di tre giocatori della Ternana, il capitano Luigi Vitale, Jens Janse e Fabio Ceravolo, vengono imbrattate con vernice spray, sul tergicristallo dell’auto di Janse compare un biglietto: “Fuori le palle, pezzi di merda”.
Che fare innanzi a tanta violenza? I vertici della Federcalcio, capitanati da Carlo Tavecchio, sono alle prese con riunioni segrete e calcoli per le elezioni di marzo, che salvo sorprese dovrebbero confermare l’attuale dirigenza, l’Aic di Damiano Tommasi si rammarica che tra i calciatori si diano per scontati certi eccessi, perché “fanno parte del mestiere” e più che limitarsi a denunciare non può fare altro, le televisioni pubbliche e private alimentano il bar sport e derubricano gli episodi di violenza fisica e psicologica ai danni dei calciatori professionisti e dilettanti, come atti secondari, se non folkloristici. Intanto giovani violenti crescono, in nome del tifo.