Non si può festeggiare perché si parla di vittime, ma 28 decessi di ieri non si registravano in 24 ore dai primissimi giorni di marzo. Il totale delle vittime è arrivato a 34.371. A fianco a questo segnale indubbiamente positivo, si registrano però anche 303 nuovi casi positivi. Non moltissimi, in assoluto, ma scorporando i dati regionali si osserva che ben 259 (l’85%) sono segnalati in Lombardia. Inoltre, in 10 regioni su 20 nell’ultima settimana sono stati registrati più casi positivi rispetto ai sette giorni precedenti. È verosimile che nei prossimi monitoraggi l’indice di trasmissione R0 sarà al di sopra di 1 per alcune di queste. In molte di queste si tratta di variazioni statisticamente irrilevanti di poche unità. In alcune, invece, si tratta di una inversione di tendenza prevista dagli esperti dopo le riaperture, ma da tenere sotto controllo.
Massima attenzione per la Lombardia: nell’ultima settimana, i nuovi casi positivi sono aumentati rispetto a quella precedente da 1.371 a 1.528 (+9%), anche se i tamponi fatti sono aumentati solo del 5%. Nella regione il virus continua a circolare e non è escluso che la valutazione del rischio per la regione del duo Fontana e Gallera venga aggiornato al rialzo. Il numero di pazienti ricoverati è in calo un po’ ovunque: significa che è aumentata la capacità di individuare casi con sintomi meno gravi e che se non ci saranno impennate improvvise la pressione sugli ospedali continuerà a calare.

Sarà fondamentale rafforzare le operazioni di monitoraggio e da ieri i sanitari potranno contare anche sulla app Immuni, finora l’hanno installata da 2 milioni e mezzo di utenti, pari al 5% della popolazione. Evitare una seconda ondata è l’obiettivo non solo dell’Italia ma di tutta Europa. Dopo le riaperture di inizio maggio, i casi hanno ricominciato a crescere sia in Francia che in Germania, dove R0 è tornato al di sopra di 1.