Anche il monitoraggio settimanale dell’Iss certifica il raffreddamento della curva pandemica. L’incidenza cala a 1.362 nuovi casi settimanali per centomila abitanti, -25% rispetto a sette giorni fa. L’indice Rt è a 0,93, sotto la soglia pandemica 1. Diminuisce la pressione sugli ospedali: sono occupate dai pazienti positivi il 14,8% dei posti di terapia intensiva e il 29,5% degli altri reparti, in calo rispetto alla settimana scorsa. Solo le Marche vanno in zona arancione, ma ormai il provvedimento non comporta quasi più conseguenze. L’ondata pandemica mette ancora in crisi Abruzzo, Liguria e Veneto, che non riescono a raccogliere i dati necessari a valutare l’andamento dei contagi.

In crescita i decessi registrati, che ieri sono stati ben 433. In media se ne rilevano 377 al giorno. Tra i grandi paesi occidentali, l’Italia è tuttora quello in cui si muore di più a causa del Covid-19, nonostante le terapie intensive si svuotino: ora i ricoverati sono 1440.

Il diverso andamento di ospedalizzazioni e decessi non deve stupire. Contrariamente all’opinione diffusa solo una piccola parte dei decessi avviene in terapia intensiva. Secondo i dati più aggiornati dell’Iss, nel 76,2% dei casi si muore in altri reparti o fuori dagli ospedali. Le vittime di Covid-19 hanno in media oltre 80 anni, età in cui i trattamenti della rianimazione possono portare più rischi che benefici. Così, in terapia intensiva ci vanno pazienti più giovani (69 anni di media). Alla peculiare demografia italiana, assai spostata sulle fasce più anziane, si aggiunge il naturale ritardo con cui la discesa dei casi si riflette sui decessi: le due curve sono infatti sfalsate di circa tre settimane. Così si spiega l’andamento divergente.

Tuttavia, pur tenendo conto dell’età e delle vaccinazioni la letalità da Covid in Italia è stata più elevata che in altri paesi. Spiegare questo dato non è facile. Pur tra luci e ombre, il servizio sanitario nazionale presenta indici di qualità nella media Ocse. Lo stato di salute della popolazione anziana offre qualche spunto di analisi in più. All’età di 65 anni, l’aspettativa di vita in buona salute degli italiani oggi è paragonabile a quella degli altri paesi occidentali. Questo risultato tuttavia si deve ai miglioramenti degli anni più recenti. Dieci anni fa, infatti, la posizione dell’Italia era tra le peggiori dell’Europa dell’Ovest. E questo suggerisce che gli italiani over 75 siano più fragili che altrove.