Mentre a Bruxelles Emmanuel Macron prometteva “umanità” e una “riforma” delle norme sull’asilo, a Calais il ministro degli Interni, Gérard Collomb è stato sordo da un orecchio: ha solo sentito la proposta di accelerare i tempi delle procedure per esaminare le richieste d’asilo. Per Collomb, “tra le diverse procedure, le persone restano qui 18 mesi, due anni e poi non se ne vanno più”. Collomb si è impegnato per presentare una riforma entro 15 giorni. Per l’umanità bisognerà aspettare: non verrà riaperto nessun centro di accoglienza, perché per il ministro rappresenta “un richiamo”. “Non voglio che si riproduca la giungla di Calais” ha detto Collomb. La “giungla” era stata smantellata nell’ottobre 2016, ma i migranti sono sempre presenti e abbandonati a se stessi, senza tetto, acqua, persino per il cibo c’è repressione.

Collomb si è recato ieri a Calais in seguito a un incidente stradale, che ha causato la morte di un camionista polacco: dei migranti avevano messo dei tronchi d’albero sulla carreggiata, per rallentare i camion e cosi’ poter salire nella speranza di attraversare clandestinamente la Manica, ma il camionista non ha visto l’ostacolo. Le associazioni che lavorano con i migranti sono più che deluse da Collomb: “è lo statu quo, non c’è nessuna risposta soddisfacente”, affermano all’Auberge des Migrants, “non capisco che dopo tanti anni siamo sempre allo stesso punto”, aggiungono a Salam. Secondo Collomb “non si puo’ accogliere in modo degno quando c’è un’affluenza migratoria considerevole”. Invece, invierà altri 250 poliziotti, che si aggiungeranno ai 450 già presenti.