Solo a metà pomeriggio, in ritardo rispetto al piano di azione, è iniziato lo smantellamento di quello che resta di tende, baracche e luoghi di vita di ogni tipo del campo di Calais. Al secondo giorno dell’operazione, che per il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve, “si svolge con metodo e nella calma”, altre 1056 persone, nel primo pomeriggio, erano state evacuate, partite sugli autobus verso uno dei più di 400 Cao, centri di accoglienza e di orientamento, sparsi in 11 regioni francesi (su 13). Visto che l’evacuazione avviene sotto gli occhi delle telecamere del mondo intero, non sono stati usati né bulldozer né ruspe (per il momento), ma solo pale, bobcat e lavoro a mano. Il lavoro di Sisifo dovrebbe continuare almeno per tutta la settimana, nella speranza che il campo non si riformi immediatamente. Il governo cerca di insistere sul senso “umanitario” dell’operazione, per non urtare l’elettorato di sinistra, ma contemporaneamente la notevole massa di agenti di polizia presenti serve anche per convincere la destra sul “volontarismo” delle autorità per sbarazzarsi del problema. La popolazione resta molto divisa. Lunedi’ ci sono state manifestazioni (poche) di solidarietà con i profughi, a Parigi, Nantes o Rennes per esempio. Ma in altri casi, le reazioni sono state molto negative, dei Cao sono stati presi di mira un po’ in tutto il paese, a Loubeyrat, Arès, Forges-les-Bains, Saint-Brévin, per esempio. Le associazioni che si occupano di migranti sono inquiete, temono che si scateni qui e là una “caccia all’esiliato” con rischi di violenza. Secondo l’Ofpra (struttura per i rifugiati), quest’anno le domande d’asilo in Francia dovrebbero arrivare a 100mila, in aumento del 20% rispetto al 2015. La destra urla: i candidati alle primarie (anche il “moderato” Juppé) rilanciano il sospetto insinuato dall’estrema destra che il diritto d’asilo sia utilizzato come una “filiera” di immigrazione.

L’evacuazione continua ormai a un ritmo rallentato, ieri non c’erano più le grosse code del primo giorno. Ci sono tensioni, anche tra i profughi, per esempio i sudanesi, che affermano di essere la maggioranza degli abitanti dell’ormai ex campo di Calais, protestano perché si sentono trattati peggio degli eritrei e degli afghani (che hanno in effetti maggiori possibilità di superare le forche caudine dell’esame per ottenere l’asilo). Il problema dei minorenni ha fatto qualche passo avanti rispetto al dramma di lunedi’, quando decine di ragazzini sono stati lasciati praticamente a se stessi, nella confusione dell’evacuazione e nella ressa dei profughi obbligati a fare la coda per farsi registrare prima di poter salire su un autobus. 139 minorenni sono stati messi al riparo ieri mattina (non vengono trasferiti da Calais, ma accolti in un centro provvisorio sul posto). Cazeneuve continua a trattare con Londra: “voglio ringraziare le autorità britanniche – ha affermato – con cui da due anni abbiamo un dialogo permanente, amichevole, franco e fruttuoso”. La Gran Bretagna verserà un “aiuto supplementare” di 40 milioni di euro per Calais. Cazeneuve afferma che Londra ha accettato di “accogliere tutti i minorenni isolati che hanno legami famigliari provati in Gran Bretagna”. Inoltre, il governo britannico si sarebbe “impegnato anche a studiare i casi di minorenni non accompagnati che non hanno legami famigliari in Gran Bretagna, ma il cui interesse superiore è raggiungere quel paese”. Promessa vaga, mentre i minorenni isolati sono circa 1300 a Calais. Amber Rudd, Home Secretary, ha affermato che circa 200 persone di meno di 18 anni sono arrivate da Calais in Gran Bretagna negli ultimi giorni e “ne aspettiamo alcune centinaia”.