Ha preso il primo aereo da Lamezia Terme con il suo sponsor, Agazio Loiero, diretto a Roma, nelle stesse ore in cui il segretario del Pd Nicola Zingaretti atterrava da New York di ritorno dal viaggio americano. Florindo Rubbettino, prima di annunciare il sì alla candidatura a presidente della Calabria, voleva incontrare colui il quale l’aveva estratto dal mazzo dei papabili. Zingaretti aveva dato infatti un’accelerata per risolvere il «rebus Calabria» senza aspettare i grillini, in piena confusione tattica e di idee. L’editore ha chiesto tre giorni prima di sciogliere la riserva e di ufficializzare la candidatura. Ma il suo pare proprio un sì. «Nonostante le mie perplessità quando le richieste di candidarmi arrivano da più parti (associazioni, mondo del lavoro, della chiesa, intellettuali) ascoltarle e riflettere seriamente credo sia doveroso. Per questo ho voluto parlare anche con il segretario del Pd – ha dichiarato all’uscita dal Nazareno – e qualora dovessi orientarmi positivamente, la mia sarebbe una candidatura autonoma dai partiti, orientata in senso civico, tesa a far emergere quanto di più interessante, innovativo e positivo c’è nella società civile calabrese».

Tuttavia, malgrado le belle parole, è difficile credere al «rinnovamento» e al «nuovo corso» se lo sponsor risponde al nome di Agazio Loiero (di cui Rubbettino è editore), già deputato, senatore, due volte ministro, ex presidente di regione dal 2005 al 2010, sconfitto nel 2010 da Scopelliti. Con una destra che pare inarrestabile (il voto di Lamezia è un campione attendibile) e con le candidature di disturbo al centro (il presidente uscente Mario Oliverio) e a sinistra (il geologo Carlo Tansi), Rubbettino rischia di essere l’agnello sacrificale, per colpe non sue, di un finale già scritto.
(Silvio Messinetti)