Neanche fosse la Cina infestata dal coronavirus, la Calabria è stata territorio da evitare per il Pd nazionale in questa lunga campagna elettorale. Matteo Salvini, qualche giorno fa, lo ha pure rinfacciato a Pippo Callipo: «I tuoi si vergognano di venire in Calabria». E così Nicola Zingaretti ha dovuto per forza ripiegare in terra calabra per la chiusura. Dapprima ha testato la possibilità di fare un’iniziativa a Riace. Ma di fronte all’imbarazzo di Mimmo Lucano, che pubblicamente aveva sempre espresso forti riserve su Callipo, ha ammainato ogni velleità. E così il segretario nazionale ha optato per una più tradizionale passerella tra gli accademici edifici a forma di cubi del ponte «Bucci» di Arcavacata.

Nel suo incontro con gli studenti dell’università Zingaretti ha parlato della necessità di contrapporre all’odio e alla paura, fomentati da Salvini, la volontà resiliente di tanti calabresi che, come Callipo, hanno scelto di continuare a credere nella possibilità di migliorare dall’interno la propria terra. Nel suo intervento, pochi ed evanescenti i passaggi legati ai veri temi cari al mondo universitario calabrese. Scarni i riferimenti alle risorse da destinare alla ricerca e al raccordo tra i percorsi di studi e le potenzialità produttive offerte dal territorio calabrese. Inseguendo Salvini (che due giorni fa a Catanzaro aveva annunciato la prossima istituzione di un assessorato all’Agricoltura, Pesca e Turismo) ha promesso l’assessorato ai giovani e all’Università. Una corsa a ostacoli per i dem, alimentata anche dal silente boicottaggio dei locali maggiorenti del partito, imbestialiti dal tentativo di fare pulizia interna attuato poche settimane fa dai vertici romani che hanno disposto il commissariamento delle federazioni provinciali di Crotone e Cosenza.

Al di là delle lotte intestine, l’aria che tira è di smobilitazione e sconfitta. Per le strade di Cosenza non si vede un manifesto del Pd e di Callipo. Alle pendici della Sila il vento sembra soffiare sempre più a destra. Il Corso della città bruzia è diviso a metà tra la destra che chiude con la candidata Jole Santelli, e i grillini con il loro Francesco Aiello. I dem sono spariti dalla scena cittadina. La vittoria probabile della destra, quella difficile da mandare giù, potrebbe verificarsi proprio nella provincia cosentina, una delle più grandi d’Italia, dalla quale non a caso sono stati espressi ben tre dei quattro candidati al governo della Regione.

La vittoria della destra in alcune aree della provincia, proprio quelle storicamente legate alla tradizione del vecchio Partito Comunista Italiano, risulterebbe amara almeno quanto il temutissimo declino dell’Emilia Romagna rossa. Comunque vada, da lunedì per il Pd calabrese sarà obbligatorio voltare pagina. Un ulteriore atteggiamento passivo porterebbe all’estinzione.