Quando si è presentato al seggio di Nicastro molti non osavano crederci. Oppure, forse, era tutto chiaro sin dall’inizio. Nel caleidoscopio della politica calabrese, dove l’inciucio è la pratica e il trasformismo uno stile, le primarie del centrosinistra per la scelta del candidato presidente di regione erano un boccone troppo ghiotto per farselo sfuggire. Per cui avanti con la “grande abbuffata”. Tra accurduni con la destra, nemmeno tanto nascosti, anzi persino rivendicati, e ‘mbrogghi talmente marchiani che qualunque altra competizione sarebbe stata annullata. E così, Raffaele Mazzei – già capogruppo del Pdl prima, di Ncd poi, e, infine, trasmigrato all’Udc di Lamezia Terme finché un’ordinanza di custodia cautelare, per peculato e reati tributari, lo ha catapultato dal consiglio comunale agli arresti domiciliari, poi revocati – di buon mattino si è recato al seggio, è entrato in cabina, ha espresso il suo voto.

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Ma casi del genere sono spuntati come funghi in una giornata piovosa come domenica. Pietro Caracciolo è un’altro esempio da manuale del trasversalismo. Quando lo scorso 25 maggio fu eletto al primo turno sindaco di Montalto Uffugo, i primi a esultare furono la coordinatrice regionale di Forza Italia, Jole Santelli, e il suo omologo di Ncd, Tonino Gentile (quello della tentata censura al quotidiano L’Ora della Calabria). I motivi per essere soddisfatti, in effetti, c’erano tutti. Caracciolo, a capo di una coalizione di liste civiche e formazioni di destra, era riuscito a fermare il centrosinistra guidato dal dem Franco Aceto e nelle cui file milita Ugo Gravina, alla guida della città di Leoncavallo per un decennio tra il 2004 e il 2014. Quattro mesi dopo anche Caracciolo si è presentato come un soldatino al seggio per votare alle primarie del centrosinistra. La giornata è trascorsa così: tra seggi fantasma (quelli di Sibari, Sant’Andrea dello Jonio, Rossano), altri senza schede (Benestare), e altri ancora con pacchetti precompilati. Il tutto con la stazionaria presenza di dirigenti di Udc e di Ncd fuori dai seggi, e consiglieri di Forza Italia dentro a far da rappresentanti di lista. Senza pudore, senza scalpore e senza vergogna.

Il dato strabiliante della partecipazione (110mila schede scrutinate) è la naturale conseguenza di questo andazzo: due volte più delle primarie in Emilia-Romagna che ha una popolazione tre volte superiore alla Calabria. A San Giovanni in Fiore, capoluogo della Sila, ci sono stati più voti di quanti il Pd ne abbia presi alle europee di maggio. Una roba da fantascienza, in una giornata da tregenda, tra “bombe d’acqua” e temporali, frane e allagamenti.

Il risultato politico è indubitabile: una scoppola per Matteo Renzi. La prima dopo un anno ininterrotto di trionfi. Il giovane Callipo (Gianluca), il sindaco di Pizzo scelto direttamente dal premier dopo un casting durato mesi, si ferma intorno al 40% (i risultati definitivi arriveranno oggi). Circa 15 punti sopra è Mario Oliverio, il vincitore, presidente della provincia di Cosenza e sostenuto dall’apparato dalemianbersaniancuperliano. Gianni Speranza, sindaco di Lamezia e candidato di Sel, ottiene al 5% circa. Si afferma a Lamezia (42%) ma paga la forte partecipazione «che ha depresso il nostro risultato», sottolinea l’ex senatore Nuccio Iovene. Sulla vicenda delle irregolarità Speranza non usa mezze misure: «Una cosa gravissima, il motivo per cui nelle ultime settimane avevo valutato persino la possibilità di ritirarmi». Oliverio vince nettamente in provincia di Cosenza e si impone a Catanzaro, Crotone e Reggio. Callipo è in testa, di un’incollatura, solo nella sua provincia, quella di Vibo Valentia.

Ora l’appuntamento è al 23 novembre, giorno delle elezioni. In attesa di sapere cosa farà la destra, si sa con esattezza cosa sta facendo l’ex presidente Peppe Scopelliti: una scissione silenziosa da Ncd. Sessantuno presidenti di circolo si sono autosospesi dal partito. «Non ci ritroviamo più nelle logiche di gestione» hanno spiegato. Come al solito, alla fine, il candidato lo sceglierà Berlusconi. Chi un candidato l’ha trovato, nel fine settimana, è Rifondazione. E’ il trasportista Mimmo Gattuso. In una lista Tsipras a pezzi, raccogliere e ricomporre i cocci è un’impresa impossibile.