Fondi comunitari arrivati in Calabria per dare sostegno a chi è in difficoltà utilizzati con artifici e raggiri per fini propri. Una «ruberia», la definiscono gli inquirenti della Dda di Catanzaro. Una ruberia al rovescio di Robin Hood, il nome dell’operazione che ha portato all’arresto di 9 persone tra politici, funzionari della regione, avvocati, imprenditori, accusati di aver distratto finanziamenti Ue destinati al «credito sociale», ossia alle famiglie più povere e disagiate. Tra gli indagati il consigliere regionale Nazzareno Salerno (Fi), ex assessore al Lavoro nella giunta Scopelliti. «In questa vicenda – ha spiegato il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri – Salerno ha esercitato pressioni, avvalendosi di ambienti ndranghetisti, ha finalizzato la sua azione affinché la gestione di queste somme venissero esternalizzate e quindi non affidate alla società in house della regione, Fincalabra».

Il denaro destinato ai più bisognosi prendeva strade decisamente alternative. «È stato accertato il pagamento di 230 mila euro a Salerno sotto forma di prestito che noi riteniamo simulato. Altre somme destinate al credito sociale sono state distratte e investite su mercati finanziari esteri. Abbiamo tracciato bonifici per 800 mila euro destinati in Svizzera per un fantomatico progetto giubilare». Salerno, dalle risultanze investigative, avrebbe chiesto appoggio elettorale ai clan Vallelunga di Serra San Bruno e Lo Bianco di Vibo: è indagato anche per voto di scambio con Andrea Mantella, pezzo grosso dei Lo Bianco. Salerno, attraverso il defunto boss Damiano Vallelunga, avrebbe chiesto voti a Mantella in occasione delle regionali 2010.

Salerno è vicepresidente della I Commissione regionale e fa parte del gruppo di Fi a Palazzo Campanella. Imprenditore edile, 51 anni, viene dalla gavetta dc. Il punto più alto della sua carriera lo raggiunse nel gennaio 2015: il consiglio regionale lo indicò tra grandi elettori inviati a Roma per partecipare all’elezione del presidente della Repubblica.