È un film d’essai. Una pellicola già vista a queste latitudini. Come alle regionali 2020 il Pd apre il casting per la scelta del candidato alla presidenza. Ma la campagna elettorale è già iniziata da un pezzo, la confusione regna sovrana e gli spettatori, forse, hanno già lasciato la sala. Stavolta, però, il casting si fa sulla stampa. Ha iniziato Nicola Irto, scelto da Zingaretti a marzo e messo a bagnomaria per qualche mese fino a quando in un’intervista all’Espresso ha annunciato il suo ritiro dopo aver detto peste e corna sui «feudatari» e sulle «camarille» che ammorberebbero i dem di Calabria.

Il segretario Enrico Letta ha provato a metterci una pezza, ha riconfermato la fiducia ad Irto e inviato in Calabria Francesco Boccia. Soltanto che, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, l’ex ministro e attuale responsabile enti locali del Pd, prima del suo arrivo in terra calabra (previsto per oggi), ha pensato bene di attaccarsi alla cornetta e chiamare Enzo Ciconte per sondare una sua candidatura. Calabrese di Soriano, docente di Storia delle mafie italiane a Roma tre, scrittore, Ciconte ha un passato politico di tutto rispetto. Nel 1987 è stato candidato del Pci ed eletto alla Camera nel collegio di Catanzaro con 29.954 preferenze. Ha fatto parte della Commissione giustizia come membro segretario ed è stato consulente dell’Antimafia per 11 anni. Profilo garantista, è considerato uno dei massimi esperti in Italia di ‘ndrangheta.

La notizia ha scatenato il Pd regionale, da anni avviluppato in un correntismo senza fine, tra baronie e cacicchi. Un partito balcanizzato, tre federazioni provinciali commissariate. E commissariato lo è pure il regionale. Il primo ad adirarsi per lo scoop del Corsera è proprio il commissario Stefano Graziano. «Alla vigilia di una giornata delicata è da irresponsabili accreditare notizie prive di fondamento. È l’ennesimo tentativo di destabilizzazione di chi dimostra di non avere a cuore né il partito né le sorti della Calabria».

Invece, la notizia appare del tutto fondata. È lo stesso Ciconte a confermarla anche con una certa enfasi. «Il mio nome c’è, il mio nome circola e sta riscuotendo un vasto consenso. Da ieri sera non dormo più, mi arrivano telefonate e messaggi che mi dicono che tante persone vogliono scendere in Calabria per fare campagna elettorale con me, persone che non votavano più. Se la proposta del centrosinistra calabrese è reale e unitaria – ha aggiunto – non posso permettermi di non prenderla in considerazione».

L’opzione Ciconte nuocerebbe non poco alla corsa di Luigi de Magistris che infatti non perde tempo e rilancia: «Faccio un appello al professor Ciconte, venga con noi, ci dia una mano». Il professore è atteso stasera in una libreria romana a presentare il suo ultimo libro, ospite Ignazio Marino. Il titolo sembra proprio quello di un film: L’assedio.