Era chiuso nella sua war room di Sant’Eufemia, alle porte di Lamezia, da tre giorni. E quella sede del suo comitato elettorale già domani dovrebbe cambiare le insegne. Perché Mario Oliverio è a un passo dal ritiro.

Ammaccato dal ciclone Gratteri, che con la recente maxi operazione Rinascita-Scott ha investito i suoi luogotenenti Gigi Incarnato e Nicola Adamo, era stretto in un angolo. E ieri la Procura di Catanzaro ha chiesto per lui il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarità nell’uso di fondi per la promozione del turismo. L’accusa è peculato. L’udienza dal gup è stata fissata per il 25 febbraio.

L’indagine si riferisce alle risorse utilizzate per finanziare, nel luglio 2018, un’iniziativa a Spoleto, a margine del Festival dei Due Mondi, che secondo l’accusa avrebbe perseguito finalità privatistiche di promozione politica dello stesso Oliverio. L’evento era il format giornalistico «I dialoghi di Paolo Mieli». Per gli inquirenti, in quel contesto «non venivano promosse le attività turistiche regionali, bensì si realizzavano le interviste tipiche di un talk show».

Ora il presidente ha deciso di cedere il passo a Pippo Callipo, il candidato dem che lo ha detronizzato nei favori del suo partito. Proprio il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, aveva notato le difficoltà di Oliverio e gli aveva lanciato una ciambella domenicale di salvataggio. Lo invitava a «sostenere questo percorso di cambiamento e rinnovamento messo in campo al fine di non disperdere il lavoro svolto in questi anni». Erano le parole che garantivano una delle condizioni che Oliverio aveva sempre posto per il ritiro della candidatura, ossia la tutela della sua dignità politica e personale. Zingaretti aveva sottolineato che la divisione della destra, con l’ex sindaco di Cosenza Mario Occhiuto pronto a correre contro la candidata della coalizione Jole Santelli, «apre uno scenario nuovo, mettendoci nelle condizioni di poter competere e vincere, con Callipo, una sfida che poche settimane fa sembrava impossibile. Abbiamo due obiettivi davanti a noi: combattere e sconfiggere la ’ndrangheta e sbarrare il passo alla peggiore destra emersa in Italia dopo il ventennio fascista».

Oliverio ieri mattina ha salutato i dipendenti regionali della «Cittadella» e poi si è rintanato nel bunker di Sant’Eufemia. E alle 19 la riunione partoriva il comunicato di resa. «La coalizione guidata dal presidente Oliverio condivide la preoccupazione del segretario Zingaretti di non disperdere il lavoro positivo svolto in questi anni dal governo regionale e di proiettarlo nel futuro con un progetto innovativo sostenuto da un ampio schieramento del centro sinistra e del civismo democratico. La coalizione ha apprezzato le parole di stima politica, istituzionale e personale di Zingaretti nei confronti del presidente». Oliverio ottiene un riconoscimento per la propria storia e per il lavoro svolto. E ora le parti possono trattare l’accordo. Come dice la nota, «ora costruiamo un ampio fronte contro la destra a trazione leghista». L’accordo con il Pd «ufficiale», rappresentato dal commissario regionale Stefano Graziano e dal responsabile per il Mezzogiorno Nicola Oddati, potrebbe chiudersi già oggi.

Nel frattempo, la destra scalda i motori e presenta ufficialmente Santelli in un albergo di Catanzaro. Lei parla già da «prima presidente donna della mia regione. Sono uscita fuori grazie al fato e questo dimostra che non c’è volontà di potere nella nostra proposta. La parola che vogliamo cancellare è speranza perché dà l’idea di una regione disperata», afferma. In realtà, l’eccessiva sicumera nasconde un latente nervosismo. Anche perché si rincorrono voci di un accordo sottotraccia tra Occhiuto e Callipo. In quel caso, eccezion fatta per il geologo Carlo Tansi e per il grillino Francesco Aiello, si andrebbe a un tutti uniti contro Santelli.