«Lo scopo principale di un consorzio è quello di prendere un nostro rappresentante, che lo portiamo noi, che sappiamo che lui ha zero voti quindi che è entrato lui grazie a noi». È il 2008 quando viene captata questa conversazione, nel momento in cui nasce il sodalizio imprenditoriale. E quel «ragazzo», secondo le valutazioni di Procura antimafia e gip, ha oggi un nome e cognome: Nicola Paris, consigliere regionale di maggioranza, iscritto al gruppo Udc. E’ accusato di concorso in corruzione e finito agli arresti domiciliari nell’inchiesta Inter Nos. Secondo quanto appurato dagli investigatori Paris, sarebbe stato il «deus ex machina» di un’operazione complessa, volta alla conferma di un funzionario all’Asp di Reggio Calabria. Sono complessivamente 24 gli indagati dell’operazione che ha fatto luce sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella sanità pubblica e in particolare sugli appalti per le pulizie nell’Asp.

Un verminaio, quello della sanità reggina, da decenni commissariata e terra di conquista di avvoltoi e predatori di ogni risma. L’ex commissario provinciale Santo Gioffrè invano cercò di scoperchiare il latrocinio. Ben presto fu messo alla porta e defenestrato. Per Paris la Dda aveva chiesto il carcere perché, nella sua qualità di consigliere regionale, «tentava di intervenire presso il presidente facente funzioni della Calabria Antonino Spirlì al fine di sollecitare il rinnovo contrattuale» di Giuseppe Corea, ritenuto un «funzionario asservito» agli imprenditori coinvolti nell’inchiesta e che avevano sostenuto lo stesso Paris «durante la campagna elettorale». Nell’ordinanza di custodia cautelare si sottolinea che «il presidente Spirlì, coerentemente con quanto emerso dalle intercettazioni, ha confermato, sentito a sommarie informazioni dai pubblici ministeri in data 28 giugno 2021, che il consigliere Paris, la scorsa primavera, in un incontro presso gli uffici della giunta regionale a Catanzaro, gli avrebbe chiesto di metterlo in contatto con il commissario straordinario Scaffidi.

Spirlì, comprendendo che si trattasse di «questioni personali», gli avrebbe suggerito di contattare direttamente il commissario (Gianluigi Scaffidi, ndr), cosa che effettivamente è avvenuta. La consorteria avrebbe anche lucrato sulla pandemia svolgendo in maniera irregolare i servizi straordinari di sanificazione e disinfestazione che erano stati affidati al Consorzio Ati Helios dall’Asp.

Gli indagati si sarebbero appropriati anche indebitamente dei dispositivi di protezione individuale anti-Covid-19, sottraendoli finanche al personale sanitario impegnato nella lotta alla pandemia.