Il candidato del centrosinistra Mario Oliverio si propone come innovatore. E’ sua l’idea di un «codice etico» nella formazione delle liste. Per chiudere con la vecchia abitudine di candidare politici di malaffare. Mezzo consiglio regionale uscente, infatti, è finito nelle si trova tuttora nelle patrie galere. Ma, al netto delle buone intenzioni, questo codice non è stato rispettato. Quel che segue è un bignami di indagati, riciclati e trasformisti che albergano nelle liste del centrosinistra. Sulla destra, orfana di Scopelliti, è meglio stendere un velo pietoso: di etico non hanno nemmeno un «codice» (un nome su tutti: Stano Zurlo, presidente della provincia di Crotone, indagato per voto di scambio politico-mafioso e capolista di Fratelli d’Italia).

Il posto d’onore spetta di sicuro a Tonino Scalzo, consigliere uscente e candidato nel Pd. Il giorno dopo la presentazione delle liste si è beccato un rinvio a giudizio per il «caso Arpacal». L’attività investigativa ha riscontrato irregolarità nell’attribuzione di incarichi, nell’erogazione di fondi e nell’espletamento di selezioni per progressioni di carriera, a carico di un sodalizio di 9 persone tra cui Scalzo. Spostandoci a Vibo Valentia c’è il segretario provinciale e candidato nelle liste dem Michele Mirabello su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta in merito alla Proserpina spa, società attiva nel campo dei rifiuti. C’è poi il caso di Mario Benincasa. Il suo nome compare più volte nella relazione della commissione d’accesso che portò nel 2002 allo scioglimento per ‘ndrangheta del comune di Lamezia perché, è scritto nel decreto dell’allora ministro Pisanu, «l’amministrazione comunale presenta forme di condizionamento da parte del crimine organizzato». Mario Benincasa, fratello di Gino, sorvegliato speciale ammazzato a colpi di kalashnikov fuori da un supermarket negli anni Novanta, ha un passato nel Psi, nel centrodestra berlusconiano, ed è consigliere comunale in carica, dopo la breve parentesi del 2002. Ora ci riprova alle regionali, va nel centrosinistra e si candida nel Centro democratico di Tabacci, nuova scialuppa di riciclati e trasformisti. Ma non la sola.
Anche nelle file della lista «La sinistra» ci sono vecchi arnesi. Come Sergio Iritale, ex presidente della provincia di Crotone, già coinvolto in più inchieste giudiziarie. Può dirsi uno e trino: è attualmente consigliere comunale di Sel a Crotone, consigliere provinciale nominato nelle liste Pd e candidato alle regionali tra i vendoliani. Tutto in una volta e in due partiti diversi: una roba da primato mondiale. Invece il consigliere regionale eletto nel Prc e poi passato armi e bagagli nel Pd Nino De Gaetano fino all’ultimo ha sperato di esser ricandidato. Ma il suo nome l’ultima notte è stato depennato. Pesano le dichiarazioni del pentito reggino Roberto Moio secondo cui «De Gaetano ha preso i voti dei Tegano».

E’ il trasversalismo la bestia nera della Calabria. Alle regionali del 23 novembre sono in lista nel centrosinistra vecchi consiglieri eletti con la Lista Scopelliti (Salvatore Magarò, Franco Pileci), sindaci in carica dell’Udc (Teresa Procopio), un ex sottosegretario di Berlusconi (Elio Belcastro), consiglieri comunali in carica di Forza Italia a Catanzaro (Sergio Costanzo), consiglieri regionali Udc (Pasquale Tripodi, Mario Tassone). E dietro le quinte si annidano i registi delle liste. Si chiamano Nicola Adamo, Saverio Zavettieri, Pietro Fuda. Il vecchio che avanza.