È un ponte di fuoco che parte dalla Calabria, attraversa lo Stretto e arriva fino alle Madonie. E fa tanta rabbia pensare a quanti canadair si potrebbero comprare soltanto con i soldi per gli studi di fattibilità del Ponte sullo stretto, messi a bilancio per i prossimi anni, e richiesti a gran voce dai talebani della grande opera. Tra cui spiccano i due presidente di regione Nino Spirlì e Nello Musumeci. Quanta ipocrisia da parte di governanti senza scrupoli che chiedono lo stato di crisi ma sono incapaci di prevenire e fronteggiare l’emergenza. «Sono stati appurati 170 roghi dolosi in quattro giorni in Aspromonte. Mancano i segnalatori, c’è incuria e c’è assoluta carenza di manutenzione. I canadair costano 5mila euro all’ora solo per la benzina. Non ce la facciamo più. La nostra area grecanica è letteralmente devastata» s’infervora Pierpaolo Zavettieri, sindaco di Roghudi. Fino alle 20 di ieri erano oltre 50 i roghi attivi in Calabria.

Ieri il premier Draghi ha chiamato il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, per esprimere solidarietà. Il governo ha promesso un programma di ristori per le persone e le imprese colpite, insieme a un piano straordinario di rimboschimento e messa in sicurezza del territorio.

I DANNI SONO incalcolabili. Da nord a sud della regione. A Cleto, borgo medievale nel cosentino, l’incendio ha distrutto la vegetazione su Monte Sant’Angelo, rilievo su cui erano stati creati sei sentieri immersi nella natura. La metà, tra cui quello dei “tre castelli”, è ormai compromessa. L’associazione “La Piazza”, organizzatrice del famoso Cleto Festival, sfruttando le bellezze naturalistiche del luogo, ha ideato dei percorsi partendo dalla frazione di Savuto, per arrivare poi a Pietramala (centro storico di Cleto), per giungere infine ad Aiello Calabro.

«L’intera montagna è stata segnata dalle fiamme – dice Ivan Arella, tra i responsabili del progetto borgo Petramala – anni di sacrifici e di investimenti autofinanziati inceneriscono a causa della mancanza di tutela e manutenzione».

UN’ALTRA ECCELLENZA socioeconomica di Calabria, come la coltura dei bachi da seta, è stata travolta dai roghi. «Con sgomento e incredulità comunichiamo che l’incendio che ha messo in ginocchio San Floro negli ultimi tre giorni ha duramente colpito anche la nostra attività. A farne le spese più di tutti il maestoso pino secolare che vegliava sul nostro Nido, quasi quattrocento anni di storia rovinosamente abbattuti dalla furia del fuoco che non ha risparmiato nemmeno il tetto del nostro punto ristoro».

Dalla cooperativa Nido di Seta, nota per il suo gelseto, l’allevamento dei bachi e per avere ripreso l’arte della tessitura, raccontano di non essere riusciti a sfuggire all’inclemenze delle fiamme e chiedono aiuto per potere ricostruire quanto andato in fumo. «Dovremo provvedere alla ricopertura del tetto, al ripristino dell’impianto Pilota di gelso morus nigra completamente andato in fumo e dei percorsi».

LA CALABRIA SOLIDALE, intanto si muove. «Ci auguriamo che vengano rapidamente individuati i colpevoli. Ma come si fa a non avere il dubbio che sia estranea la mano della ‘ndrangheta? Le cosche hanno dimostrato ampiamente in questi anni quanto disprezzino la Calabria, l’ambiente, il proprio stesso territorio. Il Rapporto Ecomafia appena presentato da Legambiente, è eloquente. Da parte nostra, insieme alla stessa Legambiente, stiamo lavorando per sviluppare soluzioni innovative per la prevenzione degli incendi e siamo disponibili a sostenere chiunque abbia intenzione di imprimere una svolta seria. Coraggio, dunque, è tempo di reagire: oltre i boschi, non facciamoci bruciare la speranza», dice Vincenzo Linarello del Gruppo cooperativo Goel.

MA IERI È STATA LA SICILIA a soffrire maggiormente. Le Madonie ardono da giorni e i danni sono ingenti. «Siamo sotto attacco, c’è un disegno dietro a questi roghi. Stiamo facendo la conta dei danni. Da una prima ricognizione ci sono state tre aziende artigiane che hanno avuto danneggiati i capannoni, aziende agricole pesantemente colpite dal fuoco non solo nelle colture, ma anche nelle strutture. Gli animali siamo riusciti a metterli in salvo. Grossi danni ai vigneti», dichiara il sindaco di Polizzi, Gandolfo Librizzi. Lui ha passato la notte insieme a centinaia di uomini cercando di fronteggiare le fiamme anche con i secchi d’acqua. «Quando si tratta di far fronte all’emergenza siamo bravissimi. Quel che non capisco è perché non si fa nulla per la prevenzione. Nessun sostegno ai comuni, nessun aiuto agli agricoltori e allevatori. Eppure in questi giorni il disegno è chiaro. Le Madonie sono state nel mirino dei piromani. Dal centro abitato erano ben visibili i roghi che partivano a pochi minuti di distanza e che ci hanno accerchiato».