Dopo quasi dieci anni, il caso Enrica Lexie si avvia verso l’archiviazione anche in Italia. Nella giornata di ieri la Procura di Roma ha fatto sapere che il procuratore Michele Prestipino e il sostituto Erminio Amelio «hanno chiesto al gip di fare cadere le accuse nei confronti dei due fucilieri di Marina in quanto il quadro degli elementi di prova raccolti in questi anni non è sufficiente a garantire l’instaurazione del processo».

I due fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, all’epoca dei fatti in servizio anti-pirateria a bordo della petroliera Enrica Lexie, sono gli unici indagati per l’omicidio di Ajesk Binki e Valentine Jelastine, due pescatori indiani freddati da colpi di arma da fuoco al largo delle coste del Kerala il 15 febbraio 2012.

DOPO UN LUNGO BRACCIO di ferro tra India e Italia circa la giurisdizione del caso, quest’anno le due parti avevano finalmente raggiunto un accordo al Tribunale dell’Arbitrato dell’Aja: l’India accettava un risarcimento pari a 1,1 milioni di euro, destinato alle famiglie delle vittime e al proprietario del peschereccio e chiudeva ogni procedimento in corso su suolo indiano; il processo si sarebbe celebrato in Italia.

LA PROCURA DI ROMA ha però rilevato una sostanziale carenza di prove, tale da impedire l’apertura del processo. I magistrati, si apprende dall’Ansa, hanno elencato una serie di «limiti procedurali insormontabili» dovuti alla non ripetibilità degli accertamenti svolti nel 2012 in India: l’autopsia dei corpi di Binki e Jelastine, cremati; le rilevazioni sul peschereccio St. Anthony, nel frattempo affondato; le prove balistiche svolte dalla scientifica del Kerala «con regole che non sono quelle italiane».

«Non conosco le motivazioni di richiesta di archiviazione», ha detto al manifesto l’avvocato Fabio Anselmo, che rappresenta il fuciliere Massimiliano Latorre, spiegando che da settimane aveva tentato di sentire telefonicamente il pm «per conoscere i suoi intendimenti sull’esito delle indagini». Appuntamenti telefonici sempre rimandati fino ad arrivare a ieri quando, come il resto dell’opinione pubblica, Anselmo ha appreso dalla stampa la richiesta di archiviazione presentata dalla procura.

«È CHIARO CHE, se non ci sono prove, sono innocenti. Fin dal primo momento, quando ho assunto la difesa di Massimiliano Latorre, ho detto che un conto è la politica, le relazioni internazionali, e un conto è un processo penale. Che ha regole ferree: la responsabilità dell’imputato deve essere provata al di là di ogni ragionevole dubbio. In questo clima Latorre non si è sottratto, ha detto “io voglio essere processato”» ha aggiunto Anselmo. È stato Latorre a chiedere l’apertura del procedimento penale a Roma, perché «fosse definito in un modo o nell’altro il procedimento che pendeva sulla sua testa dal 2012».

Per Anselmo, «il fatto che venga richiesta l’archiviazione non può che essere motivo di soddisfazione da parte nostra». Soddisfatto anche Latorre, che su Facebook ha scritto di voler «abbracciare tutti non solo virtualmente, ma fisicamente, perché non ho dimenticato quanto vi siete spesi per noi».

Soddisfatta anche la famiglia del fuciliere Girone che all’Ansa ha detto: «Attendiamo di conoscere i contenuti della richiesta di archiviazione. Auspichiamo che questa vicenda si concluda presto e possa tornare la serenità nella nostra famiglia». Salvo obiezioni della difesa, ragionevolmente da escludersi, si attende solo il verdetto del gip e la chiusura, motivata e definitiva, dell’ultimo fascicolo del caso Enrica Lexie.

Errata Corrige

La Procura di Roma chiede l’archiviazione per l’omicidio dei due pescatori indiani. Irreperibili gli accertamenti svolti dall’India nel 2012. Soddisfatti Latorre e Girone