«A me non fa né caldo né freddo che ci sia la legge Severino. Il problema è del parlamento italiano. Quando interviene la Severino, un minuto dopo interviene il Tribunale amministrativo che, come si è visto a Napoli e a Salerno reinsedia nei poteri gli eletti». È con questa soluzione in tasca che Vincenzo De Luca si è candidato alla presidenza della regione Campania, era questa la sua certezza annunciata in tv in principio di campagna elettorale. Ieri però la corte di Cassazione ha stabilito che la competenza sull’eleggibilità di un amministratore, alla luce della legge Severino che esclude i condannati, non è del tribunale amministrativo bensì del giudice ordinario. Per questo De Luca non potrà contare su una veloce sospensione – della sospensione che di certo lo coglierà quando sarà eletto consigliere regionale o magari presidente della regione Campania. La condanna a un anno di reclusione per abuso d’ufficio, anche se solo in primo grado, lo terrà lontano un bel po’ dal mandato per il quale si è candidato. Il problema a questo punto è tutto suo.

Ed è un problema anche del Pd nazionale che, dopo la vittoria di De Luca alla primarie campane, ha cercato in ogni modo di aggirare l’argomento. Sperando che il Tar facesse la cortesia di sterilizzare la legge «liste pulite» (che il Pd pure sostenne). Non solo, anche un altro amministratore di primo piano è stato rimesso in sella dal tribunale amministrativo campano: Luigi de Magistris, sindaco di Napoli. Proprio in relazione al suo caso il Tar ha ritenuto non infondato il sospetto di incostituzionalità della legge Severino, e ha girato la questione alla Corte costituzionale. Cosicché tutti i dirigenti nazionali del Pd scesi a Napoli per la campagna elettorale si sono salvati in corner, spiegando ai giornalisti che sui problemi di De Luca e sulla legge che lo condanna alla sospensione era meglio aspettare l’ultima parola. «Quando parlerà la corte Costituzionale si risolveranno i problemi», ha detto da ultimo il ministro Delrio. Ma a questo punto la Consulta non potrà più pronunciarsi. Perché se il Tar era incompetente, come ha stabilito la Cassazione, è irrilevante il giudizio incidentale che lo stesso Tar ha promosso. Per quanto riguarda de Magistris, questo vuol dire che potrebbe essere costretto a lasciare di nuovo la carica di sindaco. Non subito, però. Quando le motivazioni della decisione di ieri della Cassazione saranno pubbliche, il primo cittadino di Napoli avrà trenta giorni per chiedere al giudice ordinario di confermare la tutela già riconosciutagli dal Tar – cioè la sospensione della sospensione. Per De Luca che non è stato ancora eletto la brutta notizia è più brutta ancora.

Il giudice ordinario, infatti, è assai più rigoroso nel decidere la sospensione dell’applicazione di una legge. Ed è anche più lento del tribunale amministrativo: nel caso De Luca domenica dovesse vincere le elezioni, la Campania rischia di essere guidata dal suo vice per un periodo non breve. Un brutto biglietto da visita per presentarsi agli elettori. A questo punto De Luca può solo sperare che la Cassazione ritardi la pubblicazione ufficiale della sua decisione (che è stata comunque presa) e delle motivazioni. Ma secondo l’agenzia Ansa il consigliere relatore Stefano Petitti è stato sollecitato a depositare la sentenza entro venerdì.

Ieri due procuratori generali della Cassazione hanno sostenuto davanti alle sezioni unite che la competenza dev’essere del tribunale ordinario. E l’avvocato Gianluigi Pellegrino, che ha promosso il ricorso a nome di un «movimento per la difesa del cittadino», ha spiegato perché le decisioni del Tar campano erano incongruenti con decine di altri giudizi sulla legge Severino. Legge che però non è al del tutto al riparo. Si attende, forse in autunno, una decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo chiesta da Berlusconi dopo la sua decadenza dal senato. E la Consulta è stata chiamata in causa anche dalla Corte di appello di Bari per la vicenda del consigliere regionale Fabiano Amati, prima sospeso poi riammesso (e adesso ricandidato dal Pd). L’udienza pubblica in questo caso non è stata ancora fissata, mentre quella originata dalla sospensione di de Magistris era in calendario il 20 ottobre. Ma non ci sarà. a. fab.