Morte sul lavoro ad Assemini, nel Cagliaritano. Intorno alle 22 di lunedì due operai sono caduti dal ponte di una nave battendo la testa: uno di loro, Alberto Manca, 49 anni, ha perso la vita in ospedale, il secondo è ricoverato ma le sue condizioni non sono gravi. I due lavoravano per la Formula servizi, cooperativa specializzata nell’igiene ambientale, nel settore del facchinaggio e nella movimentazione merci che a Cagliari e provincia conta una quarantina di dipendenti. Si trovavano a bordo di una nave cisterna attraccata al pontile della Syndial, industria chimica del gruppo Eni, che alla Formula servizi ha appaltato le operazioni di carico e scarico delle petroliere che portano ad Assemini le materie prime impiegate nelle lavorazioni. Sembra che, nel momento in cui è stato sganciato il bocchettone di uno dei depositi, uno dei due operai abbia perso l’equilibrio, trascinando nel vuoto anche il collega. Sono caduti dal ponte superiore della nave finendo su quello inferiore dopo un volo di circa due metri e mezzo.

È stato l’equipaggio a far scattare l’allarme. Sul posto sono arrivare le ambulanze del 118. Alberto Manca è stato trasportato all’ospedale Brotzu di Cagliari, inizialmente in codice giallo. Dopo la tac i medici hanno rilevato un’imponente emorragia e lo hanno trasferito d’urgenza in sala operatoria. Purtroppo l’intervento non è servito a salvargli la vita. L’altro operaio ferito, invece, è ricoverato all’ospedale Marino con un trauma cranico.
Ad avviare le indagini è stata, lunedì notte, la Guardia costiera. Ieri gli uomini della Capitaneria sono tornati a bordo della nave per nuovi accertamenti. La Procura di Cagliari ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Il sostituto procuratore Emanuele Secci ha disposto l’acquisizione delle cartelle cliniche e oggi deciderà se ordinare o meno l’autopsia di Manca.

I fatti di lunedì notte seguono di pochi mesi un altro episodio che ha coinvolto la Syndial. Il 19 settembre nello stabilimento di Assemini esplose un serbatoio che conteneva circa 80 metri cubi di acido solforico. Nessun danno alle persone né fuoriuscita o dispersione nell’ambiente di materiale tossico, come accertato dai vigili del fuoco. L’esplosione però fece saltare in aria l’intera copertura del serbatoio e le conseguenze non furono peggiori soltanto per caso.

In Sardegna la Syndial è presente anche a Porto Torres, il polo petrolchimico del nord dell’isola, uno dei siti industriali più inquinati d’Europa. Lo scorso ottobre la Syndial ha presentato un piano di bonifica che dovrebbe andare di pari passo con la riconversione degli impianti Enel, destinati a passare gradualmente dai combustibili fossili a quelli organici. La complessa realizzazione dei lavori di bonifica richiederà circa tre anni dall’avvio, una volta ottenute le autorizzazioni necessarie, per le quali servono sei-nove mesi. I terreni inquinati sono pari a circa cento ettari sui 1.200 complessivi dell’area industriale di Porto Torres. Per la riconversione degli impianti il progetto è invece quello di bruciare, al posto degli olii fossili, una particolare specie di cardo da coltivare nella pianura della Nurra, alle spalle del polo chimico. Molto critici su entrambi le iniziative i comitati di base che a Porto Torres da anni si battono contro l’inquinamento. Il progetto di bonifica – dicono – è parziale e per giunta potrebbe essere ridimensionato per effetto delle norme più lasche introdotte dallo Sblocca Italia.