«La mozione di maggioranza sembra dare al parlamento l’opportunità di intervenire. Ma non è così: è un’arma spuntata». Il giorno dopo l’approvazione della mozione Pd-Pdl sugli F35, Donatella Duranti (Sel) smonta le argomentazioni dem. «La legge 244 del 2012, cui ha fatto riferimento Gian Piero Scanu in aula (Pd, ndr), prevede, articolo 4 comma 2, che le commissioni difesa di camera e senato, a maggioranza assoluta, diano un parere sui programmi di sistemi d’arma».

Le commissioni, ovvero il parlamento.

Intanto si deve sapere che fin qui nelle commissioni non c’è stata nessuna trasparenza sul programma F35. Ancora oggi nelle audizioni non è chiaro se fin qui gli F35 acquistati siano tre, sette o dieci. Poi bisogna fare attenzione a cosa dice la legge. Le due commissioni, ammesso che riescano a raggiungere l’unanimità, possono dire che il programma degli F35 non è coerente con la programmazione pluriennale. Il governo può replicare che il parere è sbagliato. A questo punto le commissioni hanno 30 giorni per esprimere un nuovo parere. Se confermano il loro parere contrario, il governo deve fermare il programma. Ma un minuto dopo reinserirlo nella programmazione pluriennale, sulla quale non è previsto il voto del parlamento.

Conclusione, il parlamento di fatto non ha gli strumenti per opporsi alle scelte del ministro e del governo?

Il governo deve tener conto del parere delle commissioni, ma questi non sono vincolanti rispetto alla programmazione pluriennale.

Per il Pd da ora solo il parlamento decide l’acquisto dei sistemi d’arma. Secondo lei non è vero?

È una mezza verità. È vero che il parlamento potrà dire una parola sul tema, e prima non era così. Ma non ha il potere reale di cambiare la pianificazione.

Il Pd rivendica di aver voluto quella legge, approvata in fretta a fine 2012.

Questa legge fu fortissimamente voluta dall’ex ammiraglio Di Paola, ministro dell’epoca. Il 28 dicembre 2012 venne esaminata dalla commissione difesa con una discussione di appena due ore. Troppo poco, per una legge che riduce i militari da da 180mila a 150mila, spostando le risorse dal personale all’acquisizione dei sistemi d’arma. Non a caso passò all’unanimità, in commissione, con la stessa maggioranza che mercoledì ha votato la mozione sugli F35.