«La droga umana, iniettata in casa tua come un ago arrugginito», Così un feroce editoriale sul «Los Angeles Times», del dicembre 1986, definiva («in tutta le sua ripugnanza giornalistica») Geraldo Rivera, autore dello speciale tv American Vice: The Doping of a Nation, in onda su alcune stazioni locali (tra cui la californiana Ktla) e incentrato su una serie di raid antidroga ripresi «live» e commentati – su musiche d’assalto- dall’intrepido Geraldo, embedded con i poliziotti, che proclamava: «Questa è vita reale, non un telefilm. Sta succedendo sul serio». La trovata procurò a Rivera una causa da 30 milioni di dollari per diffamazione, invasione della privacy, complotto… da parte una di una degli arrestati, Terry Rouse, rilasciata nel giro di un paio di giorni. Ma American Vice era solo un assaggio – la droga entrò in circolo e presto avrebbe fatto il suo effetto. A partire dall’anno successivo, Geraldo sarebbe diventato il conduttore di un talk show pomeridiano, che portava il suo nome e che sarebbe durato per undici anni. È all’incrocio tra programmi titillanti come il suo, lontani dal prime time e che devono quindi costare poco (ci diedero anche giornalisti più seri, come Oprah), con la passione per la cronaca nera tipica dei tg locali e l’ondata di crimine innescata a partire dai ghetti delle grandi città dalle disastrose politiche economiche reaganiane, che è sbocciato il true crime per piccolo schermo.

OGGI, SERIE COME Making of a Murderer, il podcast Serial o The Jinx, su Hbo, sono considerate manifestazioni alte della nuova golden age della Tv o (nel caso di Serial) dei new media. Si dicono ispirate da The Thin Blue Line, il film di Errol Morris che, nel 1988, nobilitò il mix di ricostruzione drammatica e documentario caratteristico del true crime, codificandone la sua incarnazione meno esplicitamente sensazionalistica, non necessariamente allineata con le procure o le centrali di polizia, quando non addirittura innocentista. Come The People vs. Paul Crump, il folgorante, poco conosciuto, esordio alla regia di William Friedkin, The Thin Blue Line salvò un uomo innocente dalla sedia elettrica (in questo contesto, The Jinx e un’eccezione: il sospettato, che la polizia non era riuscita a incastrare per anni, si è autoincriminato durante le riprese della serie). Sempre di Morris, la recente serie Wormwood (2016) è un altro avanzamento del format.
Ma, ai tempi, il nome coniato per il nuovo fenomeno anticipato dallo stunt di Rivera, e che sarebbe dilagato poco dopo, era molto meno lusinghiero: Trash tv.

ESECRATI DALLE REDAZIONI dei tg, preoccupate che intaccassero la credibilità del loro prodotto, i nuovi ibridi di giornalismo tabloid e drama vennero promossi in prima serata, dove consolidarono velocemente il loro ruolo, principalmente grazie a due serie, America’s Most Wanted e Cops, e a un network nascente, la Fox Tv, di Rupert Murdoch. Il tycoon del giornalismo scandalistico britannico, che a metà degli anni Ottanta stava cercando di espandere il suo regno anche negli Usa (ci riuscì dopo aver ottenuto l’allentamento delle leggi antitrust), colse subito la doppia valenza del nuovo oggetto: costi più bassi delle serie poliziesche di fiction, come Hill Street Blues, e l’opportunità – con un forte messaggio giustizialista- di capitalizzare sulle paure del pubblico. Descritta come una «caccia all’uomo» televisiva, America’s Most Wanted debuttò su Fox Tv il 7 febbraio del 1988. La serie, notava il critico televisivo del «New York Times», Steve Erlanger, «fa uso pesante di tecniche cinematografiche e documentaristiche;macchina a mano, musiche urgenti; a volte la pistola è puntata o spara direttamente verso l’obbiettivo». Dopo la ricostruzione drammatica di un crimine, il programma mandava in onda fotografie del presunto sospetto mentre sullo schermo lampeggiava 1-800-CRIME-TV, il numero da chiamare per chi avesse delle informazioni sul caso. La prima cattura avvenne entro quattro giorni dell’esordio dello show: Dave James Roberts, uno dei 10 Most Wanted dell’Fbi. Tra i colpi di genio dei produttori di America’s Most Wanted quello di scritturare come conduttore della serie (ruolo per cui era stato considerato anche il giornalista di Watergate, Bob Woodward) Adam Walsh, diventato famoso come creatore di un Centro nazionale per la scomparsa e lo sfruttamento dei bambini, dopo che suo figlio di 6 anni era stato rapito e brutalmente ucciso, nel 1981. Anche grazie alla gravitas conferita a Walsh dalla sua tragedia personale, il programma fu un successo istantaneo, appoggiatissimo da tutte le forze dell’ordine locali e non -Fbi, Dea, il Batf (Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives), persino la Casa Bianca erano grandi fan. Su richiesta di George W. Bush, immediatamente dopo l’11 settembre, Walsh dedicò una puntata speciale a 22 presunti terroristi di Al Qaeda. Obama si fece intervistare da Walsh, nel 2011, in occasione della puntata numero 1.000; tre anni dopo la cattura del millesimo «sospetto».

 

DOPO «I SIMPSON», America’s Most Wanted rimane il programma più longevo della rete murdochiana. In onda dal 1989, prima su Fox TV e adesso sul Paramount Network, Cops (8 milioni di spettatori all’apice della sua storia itinerante, tra i dipartimenti di polizia degli States) è la serie B della caccia all’uomo – il day to day delle pattuglie e delle centrali, l’ubriaco o l’assassino della porta accanto, invece dei 10 Most Wanted dell’FBI. In questo senso, questo stretto discendente dell’ American Vice di Geraldo Rivera ha plasmato per trent’anni la percezione della lotta al crimine -i suoi eroi e i suoi «cattivi»- in modo ancora più subdolo.