Sono stati giorni di violenza e morte a Cabo Delgado, la provincia più settentrionale del Mozambico. I jihadisti che dal 2017 agiscono in questa zona hanno lanciato un attacco in grande stile nel distretto di Ancuabe dove hanno ucciso almeno cinque persone, bruciato un centinaio di case e rapito un numero imprecisato di civili. L’attacco si è svolto in due fasi distinte per evitare qualsiasi forma di reazione dell’esercito mozambicano, che fa molta fatica a contrastare gli islamisti. Che nel vicino villaggio di Megaruma hanno decapitato tre persone dopo averle condannate a morte.

La provincia di Cabo Delgado è teatro di un’insurrezione islamista dal 2017 che ha finora causato oltre 4 mila vittime e quasi un milione di sfollati. Il gruppo che agisce nell’estremo nord dell’ex colonia portoghese viene chiamato localmente al-Shaabab, anche se il nome ufficiale è Ahalu Sunna Wal Jammah e non ha niente a che fare con i gruppi qaedisti somali, essendo invece affiliato allo Stato Islamico.

GLI INTERESSI IN GIOCO in questa provincia sono enormi perché qui è stato scoperto il più grande giacimento di gas liquefatto di tutto i continente africano, un affare da miliardi di euro per la compagnie petrolifere. Anche Eni aveva grossi interessi a Cabo Delgado, ma vista l’estrema insicurezza sta abbandonando la regione, dove sono Total ed Exxon a farla da padroni.

Nel marzo del 2021 una prova di forza degli islamisti, che avevano conquistato la città di Palma provocando la fuga di migliaia di persone e decine di morti per le strade. E una di estrema debolezza delle forze armate mozambicane, prese alla sprovvista dall’attacco. Il governo di Maputo ha cercato di intervenire militarmente, ma anni di abbandono della popolazione locale rende facile il reclutamento da parte dei gruppi jihadisti.

IL PRESIDENTE FILIPE NYUSI ha prima ingaggiato i famigerati mercenari russi del Wagner Group, ma sono stati battuti sul terreno dai guerriglieri di Ahalu Sunna Wal Jammah, subendo anche diverse perdite. Poi il Mozambico si è rivolto alla compagnia mercenaria sudafricana del Dick Advisory Group, ma solo l’arrivo di corposi contingenti militari stranieri provenienti dal Ruanda e dai Paesi confinanti ha permesso al governo del Maputo di riprendere il controllo del nord della provincia di Cabo Delgado, dove anche gli sfollati sono finalmente potuti rientrare a casa.

OGGI PERÒ LA SITUAZIONE sembra di nuovo sfuggire al controllo governativo e Nyusi torna sotto pressione. «Questi terroristi ricevono aiuti dall’estero – ha tuonato il presidente mozambicano – e traggono vantaggio dallo sfruttamento delle nostre ricchezze, clandestinamente esportate (…). Ma i giovani mozambicani non si fanno più coinvolgere, guardo oltre confine e vedo che il reclutamento avviene ora solo in Tanzania. Questo attacco è la risposta all’uccisione di tre terroristi nelle scorse settimane dalle forze speciali mozambicane. L’azione congiunta del nostro esercito e dei militari del Ruanda e della Comunità di Sviluppo dell’Africa Australe sta stringendo i terroristi in una morsa».

La situazione però resta molto difficile per la popolazione locale che rischia ancora una volta di dover abbondare le proprie case per gli scontri che mettono in palio il premio forse più prezioso di tutta l’Africa.