Una giovane donna dai lineamenti fini volge lo sguardo a chi la osserva, mentre scrive su un globo la sua storia in continuo mutamento. Lo sguardo ma soprattutto il futuro del mondo nelle mani delle nuove generazioni è al centro del manifesto che Lorenzo Mattotti realizza e dedica ai giovani registi del «Ca’Foscari short film festival» che quest’anno festeggia la sua decima edizione. Il festival che si sarebbe dovuto svolgere nel mese di marzo, si terrà dal 7 al 10 ottobre in maniera diffusa: oltre all’Auditorium Santa Margherita, casa del festival, la manifestazione sarà accolta in alcuni luoghi storici di Venezia come il Museo di Palazzo Grimani, la Fondazione Querini Stampalia o la galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ D’oro.

La manifestazione sarà inaugurata il 6 ottobre dal film La famosa invasione degli orsi in Sicilia, tratto dal celebre romanzo di Dino Buzzati e realizzato da Lorenzo Mattotti che presenterà il suo straordinario lavoro. Tra gli ospiti d’onore di cui il festival si è arricchito ogni anno, saranno presenti: Dario Argento che terrà una lectio magistralis in occasione del conferimento del prestigioso riconoscimento dell’università, il Ca’Foscari Honorary Fellowship; e il compositore e cantautore italiano Pino Donaggio che ripercorrerà la sua carriera fatta di numerose collaborazioni con celebri registi come Joe Dante, Gene Sacks e in particolar modo Brian de Palma.

Ma i veri protagonisti del festival sono gli studenti dell’università di Venezia che, sotto l’attenta guida della direttrice artistica Roberta Novielli, hanno curato la realizzazione della manifestazione e selezionato i corti del Concorso Internazionale che raccoglie i lavori degli studenti delle università e scuole di cinema più prestigiose di tutto il mondo. Il tema che accomuna i trenta cortometraggi è il distacco dei protagonisti dalla propria terra, dagli affetti, dalle paure e dal proprio passato per affrontare il presente e tendere verso il proprio divenire, come per il protagonista di Terre Ferme di Ivän James Hayward.

Émile è un ragazzo cresciuto in una fattoria delle campagne francesi negli anni ’50, dove il padre Gérard pretende che un giorno sia lui a condurre la cascina. La possibilità di scappare e cambiare il suo futuro arriva dal cielo, quando un pilota compie un atterraggio di emergenza nei pressi della fattoria. Lasciare alle spalle le antiche tradizioni e i propri timori sono invece le prove che Amerigo, protagonista di Domani all’alba di Giulia Di Battista, deve affrontare per sostenere la moglie Ida, giudicata negativamente dalla comunità del paesino dove vivono nell’Italia del 1943, ma soprattutto per salvare la figlioletta Annetta gravemente malata. In November 1st di Chalie Manton, una madre è in viaggio per assistere all’esecuzione dell’omicida del figlio, un viaggio in cui la donna cerca disperatamente la vendetta tanto da aver compromesso il rapporto con l’unica figlia. Nella luce soffusa di un camerino una famiglia di Drag Queens, composta da quattro generazioni diverse, si confronta davanti allo specchio nel documentario Mother’s di Hippolyte Leibovic.

Dalla conversazione emergono le difficoltà e le paure nell’affermare la propria scelta di vita ma sono subito sostenute e spronate verso la libertà da Maman, personaggio carismatico che grazie ai sacrifici della propria generazione ha aperto la strada del cambiamento alle sue figlie. Tra le sezioni del festival si confermano le incursioni all’interno delle cinematografie mondiali con il programma a cura di Cecilia Cosso dedicato al cinema indiano e a uno dei suoi più importanti documentaristi, Amit Dutta che attraverso una ricerca personale sull’arte indiana crea un cinema di conoscenza definito in sanscrito prayoga.

Mentre «East Asia Now», a cura di Stefano Locati, apre quest’anno il programma a nuovi paesi del sud est asiatico: Vietnam con Stay awake, be ready di Pham Thien An, Singapore con Sunday della regista Kris Ong, Dossier of the dossier di Sorayos Prapapa dalla Thailandia e Califormia dreaming di Sreylin Meas dalla Cambogia. Il festival dedica un focus particolare anche ai giovani registi africani attraverso la sezione «New African cinema» da cui emergono idee sperimentali e soprattutto una messa in scena sensibile capace di rappresentare temi profondi come il rapporto tra padre e figlia in Simi di Michael Sefa, l’infibulazione e la ricerca di libertà dalle trazioni in Naisula di Karanja Nge’endo e il tema dell’immigrazione e integrazione nelle nuove comunità come in Gulf di Walter Mzengi.