Gli iettatori? Non esistono. O meglio, esistono ma «non sono quei poveri diavoli a cui viene attribuita quella nefasta facoltà, ma coloro che ci credono». È questa una delle risposte che lo scrittore, giornalista e disegnatore Dino Buzzati dava alle domande dei bambini nella sua rubrica (dedicata ai «perché») che teneva sul Corriere dei piccoli. Già in quella conclusione che sembra sconclusionata c’è tutta la sua poetica del rovesciamento, lo «scavalcamento» degli stereotipi culturali in poche righe. Le lettere dei giovani lettori sono serissime: si va dal potere al gioco degli adulti passando per il mistero delle fate e delle mosche a sei zampe.

Buzzati non lascia nessuna questione inevasa ma, naturalmente, intercetta i dubbi a modo suo. Lo fa seminando storie ed entrando di soppiatto nel merito di temi universali. Costruisce così un atlante delle possibili pratiche di buona vita, senza per questo cadere nel paternalismo. Anzi, spesso, i «grandi» con la loro spocchia e i comportamenti scorretti (comprese le menzogne che propinano ai piccoli) non fanno una gran bella figura. Ora, un libro edito da ElectaJunior riunisce tutti gli arrovellamenti dei bambini che scrivevano tra il 1968 e il 1969. Si chiama I perché di Dino Buzzati (a cura di Lorenzo Viganò, con le bellissime illustrazioni di Silvia Bonanni, pp. 96, euro 14,90) e quel botta e risposta che data ormai circa cinquant’anni sembra non avere tempo. Oltretutto, lo scrittore non tratta mai i ragazzi con sufficienza, ma li considera dei suoi interolocutori, apre con loro un dialogo vero, ne condivide le medesime inquietudini. E quando la realtà fa svanire il sogno, lui riaccende la fantasia.
«Dopo il volo degli americani sulla Luna – dice Giacomino, 12 anni, di Cividale – ho sentito dire che la Luna non è più quella di prima, che ha eprson ogni bellezza e non significa più niente. Io invece trovo che è sempre la stessa. Tu cosa dici?».

La domanda è una vera sfida, discetta sulla distanza tra quotidianità e lontananza (dunque, la poesia). Ma Buzzati non si perde d’animo e l’autore del Deserto dei tartari, l’inventore de La famosa invasione degli orsi in Sicilia, aggira l’ostacolo facendo un paragone con le montagne, raccontando la scalata del Cervino e ricordando che «poi cala la sera, gli alpinisti discendono, la gigantesca rupe resta sola soletta come negli antichi tempi, torna ad essere il castello incantato, la fortezza inespugnabile». E poi, continua il «cronista» affabulatore, qualsiasi cosa accadrà dopo che gli uomini hanno messo piede sul suo suolo, «la Luna ci apparirà sempre come una volta, enigmatica sfera sospesa negli spazi. E la sua luce continuerà a illuminare le nostre notti, trasformando i paesi, le strade, le campagne in un mondo incantato…».
Al centro dei tanti «perché» dell’infanzia ci sono soprattutto le emozioni. E molti interrogativi scaturiscono dalle azioni incomprensibili degli adulti. Come quel farsi la guerra, insensatamente.