Scaraventata in acqua dagli scafisti a pochi metri dalla costa. E’ morta così una donna somala di 33 anni. A trovare il suo cadavere, tra gli scogli di Fellande, in Salento, è stato ieri un pescatore che ha dato l’allarme alla Capitaneria di porto di Gallipoli. Altre 37 persone, tutte di nazionalità somala, sono state salvate, cinque delle quali sono state ricoverate per ipotermia e contusioni.
Non hanno pietà gli scafisti che approfittano della disperazione dei migranti per i loro affari. Il semicabinato sul quale il gruppo di ha attraversato il mare Adriatico era partito due giorni fa dalla Grecia diretto in Puglia. A bordo 43 persone, 23 delle quali donne e qualche bambino, uno dei quali, un bimbo di appena un anno, è ora ricoverato in condizioni gravi.
L’emergenza è scattata verso la mezzanotte di ieri e ha coinvolto mezzi della Capitaneria di porto e dei carabinieri insieme ai sommozzatori dei vigili del fuoco. Molti migranti, dopo aver percorso a nuoto gli ultimi metri che li separavano dalla salvezza, sono stati ritrovati al mattino dai militari sulla spiaggia di Marina di Novaglie, in provincia di Lecce e sono stati trasferiti nel centro di accoglienza «Don Tonino Bello» di Otranto. Fino a ieri sera sono proseguite le ricerche delle quattro persone che ancora risultavano disperse.
Quello avvenuto in Puglia non è stato purtroppo l’unico naufragio della giornata. Un altro si è verificato nelle acque del mar Egeo tra Turchia e Grecia, e ancora una volta tra le vittime – di origine afghana – si contano donne e bambini. La tragedia è avvenuta al largo della località costiera Ayvacik, in Turchia, da dove l’imbarcazione con 16 afghani a bordo era partita diretta alle isole greche. Il naufragio si è verificato duecento metri dalla coste turche e ha provocato la morte di de donne di una bimba di 5 anni.
Gli ultimi, drammatici avvenimenti riportano ancora una volta l’attenzione sul dramma dei migranti, di fronte al quale l’Europa mostra tutte le sue difficoltà a trovare una soluzione. Giovedì il presidente della commissione Ue Jean Claude Juncker sarà a Berlino dove incontrerà la cancelliera Angela Merkel, in pesante difficoltà dopo i fatti di Colonia, per discutere dell’agenda europa sulle migrazioni. Ieri e domenica, invece, il vicepresidente della commissione Frans Timmermans si è recato ad Ankara per sollecitare il governo turco a un maggiore impegno nel fermare le partenze dei migranti.
Il ministro degli Affari europei turco, Volkan Bozkir, ha annunciato che la Turchia darà un permesso di lavoro ai siriani presenti nel paese ma anche l’intenzione del governo di lavorare a una normativa per stabilire quote di assunzione di lavoratori siriani in settori specifici per non danneggiare i lavoratori turchi.
Ankara ha inoltre ripristinato l’obbligo del visto per i siriani che non arrivano via terra nel paese, in modo da arginarne il flusso. Molti profughi provengono infatti dal Libano o dalla Giordania in aereo, per poi proseguire verso l’Europa passando dalla Turchia e dalla Grecia prima di salire verso nord attraverso la rotta dei Balcani. . Una misura che serve ad Ankara ad arginare gli arrivi e, di conseguenza, anche le partenze verso l’Europa, ma che colpisce duramente i profughi siriani che vengono espulsi in Siria, cioè proprio nel paese dal quale erano fuggiti.
Drammi sui quali ieri è intervenuto anche papa Francesco chiedendo all’Europa di non vacillare nell’accogliere chi fugge da guerre e persecuzioni. L’Europa, ha detto il pontefice incontrando il personale diplomatico accreditato presso al Santa Sede, continui a essere un «punto di riferimento» per «uguaglianza» e «diritti, e vinca «i timori per la sicurezza». Francesco ha infine ringraziato l’Italia per l’opera di soccorso condotta nel Mediterraneo, dicendosi speranzoso che la sua «tradizione plurimillenaria» di «ospitalità e solidarietà» «non venga affievolita dalle difficoltà del momento». c.l.